domenica 25 settembre 2011

Tata Lucia, Alessandra Bortolotti e Gekina


Ieri sera ho visto il film di Polanski, Carnage, e ho pensato alla polemica che infuria sul web tra Alessandra Bortolotti, autrice della lettera indirizzata alla redazione di Mattino Cinque e firmata da un sacco di genitori e Paola Banovaz alias Gekina che ha scritto un post in “difesa” di Tata Lucia. Alle due si sono aggiunte decine e decine di persone che commentano con passione tutta la vicenda.
Tata Lucia mi ricorda un’infermiera che mi faceva trangugiare un bicchiere di latte al giorno quando stavo in ospedale a quattro anni. Tutta precisina e severa, la odiavo.
Comunque sono ben contenta che chi ha idee sul come crescere la prole si esprima, sono ben contenta che ci siano tanti libri, tante testimonianze. Mi fa piacere leggere le opinioni di chi ha studiato una cosa ed è arrivato a formulare un pensiero e chi studiando la stessa cosa è arrivato a un pensiero opposto. Mi fa piacere anche che il dibattito tra le diverse voci possa essere infuocato e non gentile o politicamente corretto. La mia opinione personale me la faccio vivendo e confrontandomi con le esperienze e le idee altrui. Per questo mi piacerebbe che oltre a Tata Lucia ci fossero altre voci in televisione, con pareri molto diversi dai suoi. Per questo però trovo un obbrobrio l’auspicio di Anita Molino che dal sito Bambino Naturale si augura che il libro di Elisabeth Badinter (che nemmeno mi è simpatica, ma che c’entra) non venga né letto né venduto. Affermare questo significa augurarsi una società dominata da un pensiero unico, il proprio per la precisione, e significa anche pensare che la massa femminile e genitoriale sia formata da un branco di pecore influenzabili e poco avezze al ragionamento autonomo.
Non ho letto il libro di Alessandra Bortolotti e mi astengo da ogni giudizio. Certamente mi troverei su posizioni molto simili alle sue; sono stata, e certamente promuovo, una madre “ad altissimo contatto”. Quello che però mi torce le budella di quella lettera è che si usi lo strumento minaccioso del i bambini cresciuti così anziché colà saranno più portati ad avere disturbi affettivi e comportamentali, a diventare tossicomani, alcolisti o quant’altro. E non mi piace perché è un modo subdolo per evitare discussioni (se sono affermazioni che rispondono al vero, cosa vogliamo andare a discutere?) oltre che essere ingenuo,semplificatorio e francamente un po’ cattivo.
Ingenuo perché significa credere che il proprio pensiero e le proprie fonti stabiliscono qualcosa di definitivo. La storia ci insegna che le sensibilità cambiano, le priorità cambiano, i punti di vista cambiano.
Semplificatorio perché quando si fanno delle regole per risolvere un problema che ha una causa certa.....si sta semplificando. Del resto lo dice anche Michel Odent, che è certamente uno dei riferimenti di Alessandra Bortolotti: l'importante è ammettere la complessità del soggetto, evitando di creare regole nuove.
Cattivo perché si sa, ogni scarrafone è bello a mamma sua, la quale ha un atavico istinto di protezione della propria prole. Se vuoi ferire una donna, dille che suo figlio sta crescendo male per colpa sua.
Contrapporre al metodo della Tata Lucia o di chi per lei, l’istinto e il seguire il proprio cuore è disonesto. Cosa significa, che chi prova diverse strategie o ha idee diverse su quale sia il modo corretto per rapportarsi al proprio figlio e al suo sviluppo ha un deficit istintuale? Un deficit di cuore? Significa che non sa seguire il proprio cuore?
Il ruggito della mamma tigre è un libro che ha fatto molto discutere, e insorgere tante anime belle. Una madre severa, dura, ai limiti della crudeltà, da denuncia per maltrattamenti. Ebbene quel libro però trasuda amore materno, come vogliamo metterla? E per quanto mi si accartoccino le budella di fronte ai suoi metodi educativi, penso parli di tutte noi madri, piene di fissazioni, di idee irrinunciabili sul modo giusto di far crescere i nostri figli sani e felici. E anche lei, come tante di noi, si è scornata con la realtà.
Vuol dire che va bene tutto? Che non si può discutere di niente? Che non serve ipotizzare cosa è più giusto fare per avere figli più sani e felici, tanto si verrà smentiti da studi diversi, tempi che cambiano e sensibilità che mutano?
No, vuol dire che si può e anzi si deve discutere, che tutti i modi vanno bene, anche quello un po’ modello Mafalda Furiosa di Gekina. Perché questo è l’unico modo per far muovere il pensiero.
Però le affermazioni di cui sopra, ovvero che i bambini allevati così anziché colà diventeranno bruti anziché equilibrati e affettuosi portenti del futuro, sono un modo subdolo per graffiare, come farebbe la Penelope dell’ultimo film di Polanski: certo, tutti siamo liberi e anche tu cara mamma che segui i consigli di Tata Lucia sei libera. Libera di consegnare il tuo bambino alle schiere dei disturbati, ma certo anche questa è una libertà. Beh, a me pare un colpo basso che chiude lo spazio di discussione. Se mi metto nei panni di una giovane mamma disorientata e stanca, che ha il bambino che si sveglia ogni santa notte due-tre-quattro volte, e non sa più a che santo votarsi…..beh, leggerei la Bortolotti, guarderei Tata Lucia, consulterei i forum, chiederei anche alla mia fruttivendola, nella speranza di trovare qualcosa che funzioni.
Ci si contrappone studi scientifici e teorie di esperti, brandendoli come spade, come se pure lì ci fosse un pensiero che vale più di altri perché più serio, più scientifico. Ma seri e ineccepibili professionisti spesso dicono cose opposte.
Alice Miller, psicanalista e saggista, afferma che nei traumi dell’infanzia, o supposti tali, è da ricercare il disagio affettivo e comportamentale dell’adulto.
James Hillman, psicanalista e saggista come la Miller, dice invece che da madri di ogni tipo nascono figli di ogni tipo, e che bisogna abbandonare la mentalità della vittima in cui c'è sempre un prima che determina un dopo. Tanto per citarne appena due.
Insomma, discutiamo, accapigliamoci pure, ma evitiamo di fare il verso al Concorso per Miss Mamma. E magari cerchiamo di essere, secondo le parole di Winnicott, madri sufficientemente buone.

venerdì 9 settembre 2011

La doula dell'elefante


La mia amica Tiziana questa mattina mi ha raccontato di avere visto «India Matri Bhumi», il documentario che Rossellini girò in India nel 1959.
Tra le tante storie narrate nel documentario, c'è quello di una elefantessa che, dopo opportuno rapporto sessuale con l'elefante, concepisce l'elefantino, che come si sa resta nella pancia della mamma per circa venti mesi. A metà della gravidanza, l'elefantessa cominicia ad avere un certo fastidio per la presenza del maschio accanto, non lo vuole più, e allora un'altra femmina del branco si frappone tra i due e affianca l'elefantessa incinta fino alla fine della gravidanza. Le fa una specie di cordone protettivo intorno. Bello, no?