lunedì 19 dicembre 2011

Caro Babbo Natale, porta una doula!


Sta per nascere il tuo primo nipotino? Hai un'amica incinta? Un'amica con un bebè? Ti chiedi cosa regalarle?

REGALA UNA DOULA!!

La presenza a domicilio di una persona di fiducia, professionale, pronta ad ascoltare, sostenere e mai giudicare può essere davvero un grande aiuto.
Un prezioso aiuto durante il travaglio, oppure nei giorni immediatamente seguenti il parto quando cambiamenti di ordine fisico, organizzativo e psicologico, uniti alle nuove responsabilità nei confronti del nuovo nato, possono mettere in seria difficoltà entrambi i genitori.
E se la mamma sei tu, chiedi a Babbo Natale il supporto di una doula !

lunedì 12 dicembre 2011

Oggi sono felice !


Stamattina mi sono svegliata, con il caffè in mano mi sono messa davanti al computer e ho visto la notizia che aspettavo impaziente da ieri: Ibu Robin Lim ha vinto il CNN Hero 2011.

Davanti alle sue lacrime di commozione durante la cerimonia di premiazione, ho pianto anch'io.

Grazie a tutti quelli che con il loro voto hanno contribuito a questa vittoria, che è una vittoria per tutte le ostetriche, per tutte le donne, per tutti coloro che hanno a cuore la salute delle madri e dei bambini.

Tra le lacrime, Robin ha detto “Oggi nel mondo sono morte di parto 981 donne nel fiore della loro vita, lo stesso succederà domani ed è successo ieri. Non sappiamo nemmeno quanti siano i bambini che perdiamo... Ma tutti noi possiamo contribuire a cambiare questo stato di cose”

Sono ancora così emozionata, che non so cos'altro dire.....! Grazie, grazie, grazie!


sabato 10 dicembre 2011

Vivere secondo natura


Orpo.... ! La notizia mi è saltata all'occhio.
La signora Michelle Duggar, che stava per aggiungere il ventesimo figlio ai già presenti diciannove, non ce l'ha fatta. Il bambino se n'è andato prima di nascere.

Dico, ma ci rendiamo conto di cosa significa avere diciannove figli a 45 anni? Significa che quando hai finito di allattarne uno, sei già incinta dell'altro. Significa che ne hai tre in contemporanea che hanno ancora il pannolino. Significa che non fai altro che fare figli....Questo sì che si chiama vivere secondo natura, senza fingimenti !
Ehm....commenti.....?

venerdì 9 dicembre 2011

La doula legge Elizabeth Badinter


Ne ho lette di tutti i colori sul libro di Elizabeth Badinter, dal titolo “Le conflit. La femme et la mère ”, infelicemente tradotto in “Madri cattivissime?”.
Personalmente l'ho trovato interessante, intelligente e ricchissimo di cose che fanno pensare, anche se tanto è quello che non condivido.
Il libro analizza, con puntiglio e precisione da storica, la profonda crisi d’identità della donna contemporanea, combattuta tra il desiderio di maternità e il bisogno di realizzarsi professionalmente. .
La maternità e le virtù che presuppone, dice a pagina 18, non vanno di pari passo, per naturale automatismo. Oggi non più di ieri, quando era un destino obbligato. Potere scegliere di essere madre non garantisce, come si era creduto all'inizio, una maternità migliore. Non solo perché la libertà di scelta è forse un'illusione, ma perché appesantisce il peso delle responsabilità: più si è liberi di scegliere, più si hanno responsabilità e doveri. Alla buona madre non è concessa l'ignoranza, la distrazione, l'ambivalenza.
In una civiltà che mette l'individualismo e l'appagamento personali al primo posto, prefiggersi di essere una buona madre può rivelarsi un obiettivo molto, troppo ambizioso, perché il modello è più esigente che mai.
E fin qui, non posso che essere d'accordo.
Da pagina 33 parte l'offensiva contro il naturalismo militante, la brava madre ecologica che odora di sapone di Marsiglia, e la riscoperta dell'istinto materno. Contro quel fondamentalismo che va a braccetto con l'idea che un giorno Madre Natura punirà i suoi figli, e che fa sentire in colpa le donne che non hanno partorito “secondo natura”.
E anche qui sono sostanzialmente d'accordo. Però è proprio in questa parte che arriviamo noi, le doule.
A pagina 38 parla delle donne che decidono di partorire in casa, senza dottori, con una levatrice e con un nuovo aiuto: la doula.
Qui ci troviamo di fronte ad una traduzione tendenziosa. Sage-femme, la parola francese utilizzata dalla Badinter, significa ostetrica (ovvero colei che ha un diploma di ostetrica, conseguito dopo anni di studio e tirocinio ospedaliero). Sage-femme viene definita anche la donna che nei tempi antichi seguiva il parto, con competenze acquisite sul campo, magari analfabeta. In italiano, la parola levatrice definisce solo quest'ultima figura, mentre ostetrica è colei che ha un diploma universitario con tirocinio ospedaliero. Tradurre sage-femme con levatrice associa quindi il parto in casa e la doula all'approssimazione, alla mancanza di competenza, alla superstizione. Dunque, mettere insieme parto in casa – senza dottori – levatrice – doula, significa mettere tutti sotto una certa luce. Un po' è il pensiero dell'autrice, un po' è l'ulteriore forzatura della traduttrice.
A parte il fatto che il parto in casa oggi non ha niente a che vedere con quello di un secolo fa (ovvero le ostetriche sono ostetriche e non mammane ignoranti) la doula non è colei che assiste solo i parti in casa, o colei che assiste solo le donne che fanno scelte “naturaliste”.
Poi certo, ci sono alcuni casi di donne che scelgono di partorire con la sola assistenza di una doula. Ma, come dice l'ostetrica Laura Castellarin, questo equivale a partorire da soli, e chi accetta un parto senza assistenza ha motivazioni che esulano da queste riflessioni.
La doula è a fianco della donna, la supporta emotivamente e praticamente. Lavora con lei e per lei. Affinché non si senta sola, affinché possa fare le sue scelte, affinché siano scelte davvero libere e consapevoli. La doula risponde ad un bisogno attuale, che ogni discussione sul piano ideologico tende ad ignorare, ovvero al bisogno che nasce dalla realtà di molte sale parto in cui le donne sono abbandonate a loro stesse, dal vuoto assistenziale che c'è in puerperio, dalla scarsa disponibilità di percorsi di continuità sin dalla gravidanza.
La doula insomma è la doula di tutte le donne che la desiderano. Che partoriscano in casa, in ospedale, senza farmaci, con epidurale, con taglio cesareo, che allattino al seno oppure no, che portino il bambino nella fascia o in passeggino.
Se e quando la doula è anche una attivista, ovvero se si batte per un cambiamento culturale nell'ambito della maternità, qualsiasi esso sia, lo fa al di fuori della sua attività. Sicché non cercherà di convincere una donna a fare una cosa anziché un'altra, non cercherà di farle cambiare idea.
A pagina 39, leggiamo poi che la formazione della doula è essenzialmente la sua esperienza personale di madre, completata da conoscenze di fisiologia della gravidanza, della nascita, dell'allattamento.
Non è vero, la sua formazione è essenzialmente il lavoro su se stessa per affinare la sua capacità di mettersi in relazione, di essere empatica, di stabilire un clima di fiducia. Attraverso impegno personale, incontri, letture e seminari, non smette di aggiornarsi e mettersi alla prova, per continuare a imparare e per individuare dentro di sé aspettative e pregiudizi che potrebbero inquinare il suo lavoro. Le conoscenze di fisiologia sono secondarie, perché non è suo compito. Semmai suo compito è avere una buona conoscenza delle strutture e delle professionalità presenti sul territorio, per offrire buona informazione.
Tutti i codici etici che le associazioni di doule nel mondo si sono dati, dicono queste cose.
E inoltre si può essere ottime doule anche senza avere mai avuto figli, cosa che del resto vale anche per le ostetriche o qualsiasi altro operatore della nascita.
Intendiamoci, la Badinter dedica poche pagine all'argomento, ma a me preme particolarmente.
Su una cosa però il libro mi ha delusa. Leggendolo in una prospettiva propositiva, aperta sul futuro, mi è sembrato di fare un salto all'indietro nel tempo, quando il movimento delle donne vide nella lotta per avere gli asili Nido, la parità domestica e sul posto di lavoro, il diritto all'aborto, le battaglie su cui concentrarsi. La maternità rimase perlopiù esclusa, come fosse una scelta involuta e regressiva, di cui valeva la pena occuparsi solo per liberarsene il più possibile. Così, abbandonata a sé stessa e a sparuti gruppi di battagliere, la maternità rimase sguarnita di pensieri, idee, discussioni, diventando terreno di pascolo di ideologie che ricacciano la donna nel ruolo materno come massima realizzazione possibile: madre dedita, tutta enfasi, estasi e gioia.
Non ho trovato nella Badinter alcun accenno a questo “peccato d'origine”, e mi è sembrato anzi che non faccia che ribadire le stesse cose: Nido, lavoro e biberon. E questo mi ha davvero deluso. Possibile che non avesse nulla di nuovo da aggiungere? Possibile che non consideri anche questa una delle ragioni che hanno favorito quella che lei chiama "la santa alleanza dei reazionari"?
Su una cosa mi trovo invece incondizionatamente d'accordo con lei, forse anche per ragioni anagrafiche. Come sono lontani gli anni Settanta, quando si potevano vivere la gravidanza e la maternità con noncuranza e leggerezza! Sì, perché il piacere e la gioia, richiedono anche una certa dose di leggerezza...
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