domenica 26 febbraio 2012

Il brivido della censura






















Facebook censura le foto di donne che stanno allattando al seno.
Sto cercando anch’io di vivere il brivido della censura, postando foto di tette gonfie e bebè ubriachi di latte.
Brividi a parte, resto attonita di fronte alla bacchettoneria di chi non vuole sapere che l’amore è fatto anche di emozioni carnali, e che lo si può dire (e vedere) senza alcuna morbosità.
Sì cari signori, allattare è un piacere intenso, è un’esperienza appagante, è un conoscersi attraverso la pelle, è un vero spasso….. è sconveniente? Quando si parla di bebè bisogna forse evocare solo orsetti di peluche e carillon ???

.....

sabato 25 febbraio 2012

The Versatile Blogger Award


Davvero grazie a Maria Antonietta, autrice del blog MammeMatte per avermi donato questo premio!
Si tratta del Versatile Blogger Award, nato con l'intento di far conoscere nuovi blog.
Le regole: nominare e linkare chi ci ha premiato, raccontare 7 cose di sè e passare il premio ad altri 15 blog.

7 cose di me

•Sono madre di tre figli e nonna di due nipoti…. e vado fiera di loro.

•Sono diventata doula prima di sapere che si chiamasse così. Le donne mi venivano a cercare quando erano incinte o erano prossime al parto, oppure subito dopo. La mia Mentore è stata l’amata ostetrica con cui ho partorito, Norma Fulgeri.

•Ho vissuto, seppur come una sorellina minore, gli anni del femminismo. I temi di quel tempo restano per me imprescindibili. Penso che noi siamo dentro la Storia, la quale plasma la nostra psiche e i nostri corpi, e non dobbiamo mai dimenticarlo.

•Fino ad oggi ho vissuto molte vite, sempre intrecciate una con l’altra.

•Sono fotografa di cimiteri, ovvero dei luoghi in cui i vivi ricordano i morti, in cui si mantiene il contatto tra i due mondi. Mi piace vedere come le persone scelgono di ricordare chi se n’è andato. Ogni cimitero racconta la storia di tante persone, e la storia di una collettività.

•Mi sono innamorata della Bosnia la prima volta che ci ho messo piede, nel 2005. Ho scritto In giro per la Jugoslavia che fu nei primi due viaggi che ci ho fatto.

•Mi piace scrivere. Sono stata diarista per venticinque anni, adesso scrivo ogni tanto in qualche quaderno sparso. Il 2011 è stato per me l’anno dei libri: ho pubblicato Volevo fare la Fulgeri, che avevo scritto quindici anni fa, e ho collaborato a I ragazzi del ’77 di Enrico Scuro.

E adesso i 15 blog che premio:

1 Diritto all'epidurale negato

2 Il mio parto

3 Journée des Doulas

4 Patapanza

5 Antonio Pascale

6 Bioetica

7 Post Adozione

8 Ero una brava mamma prima di avere figli

9 Giuseppe Granieri

10 Madri Sane, Terra Felice

11 Pessime mamme

12 Se avessi tempo

13 Fotocrazia

14 Intuttisensi

15 Gli ecologisti

martedì 21 febbraio 2012

donne che mi piacciono


In un lontano passato, era tutto un pullulare di statuine rappresentanti donne con la vulva ben in vista. In Europa ne troviamo tante anche nel Medio Evo. Molto spesso sono immagini propiziatorie della fertilità umana, animale o vegetale.
Ma alcune sembrano esprimere altro, ovvero il potere di una donna di tenere a distanza le forze maligne sollevando la gonna e mostrando i genitali.
Come ad esempio questa fanciulla di pietra, che risale al XII secolo e si trovava a Porta Tosa, a Milano. La donna ha un aspetto imponente e fiero, tiene nella mano destra un pugnale e con la sinistra solleva la veste fino a scoprire il monte di Venere, lo sguardo davanti a sè.
Su uno dei più importanti accessi alla città c'era una donna fiera, impudica e feroce.
Non è chiaro il significato di queste sculture, di cui l'Europa del Nord è piena, gli studiosi fanno diverse ipotesi.
Ma significati a parte, io le trovo bellissime.

siamo nel dizionario

La parola DOULA è entrata nel vocabolario della lingua francese Hachette 2011.
La lingua, così come la cultura, è in costante evoluzione....

mercoledì 8 febbraio 2012

care ostetriche



In questi giorni ho fatto accese discussioni sul ruolo della doula con alcune neolaureate o laureande in ostetricia. Giovani battagliere che, armate delle migliori intenzioni, si dichiarano decise a riprendere il controllo del territorio, “come era un tempo” e a scalzare la figura della doula che si “sovrappone abusivamente alla figura dell'ostetrica”. Vogliono uscire dalla strettoia dell'ospedale e dalla timbratura del cartellino, a costo di qualsiasi sacrificio.
Bene, ne sono felice, sia benedetta tanta vocazione.
Vorrei però mettere in chiaro una volta per tutte che le doule non fanno quello che fanno le ostetriche, e con questo non intendo quello che non fanno più, ma quello che non hanno mai fatto.
Un tempo le ostetriche avevano le condotte, si occupavano interamente delle donne del loro territorio, dalla pubertà alla menopausa, dal travaglio al puerperio, assistendole quando avevano aborti e quando davano alla luce i loro bambini. Sapevano tutto dei problemi delle donne, erano spesso le loro confidenti, ma non avevano la pretesa di essere le regine del reame. Dove non arrivavano loro, c'erano le donne di famiglia e le “donne di esperienza”, le comari, come si chiamavano. Erano loro ad occuparsi di allattamento, cura del neonato, cura della puerpera. Quando le cose uscivano dalla normale fisiologia, arrivava la cavalleria: l'ostetrica. E quando si facevano ancora più complesse, arrivava l'intero esercito: il medico.
Oggi le cose sono cambiate, la società è cambiata, le famiglie sono cambiate. E' cambiata la cultura e sono cambiate le aspettative. Nascono meno bambini e a volte si arriva ad avere un figlio senza avere mai visto un neonato prima.
Sia chiaro, non ho nessuna nostalgia. Anzi, ogni volta che intravedo la mistica del bel mondo antico in cui le donne avevano la fortuna di essere circondate dalle donne della famiglia e del paese, quasi sempre impiccione, che le sostenevano nel delicato momento del parto, mi viene un attacco di orticaria. Mi vengono in mente i discorsi di mia mamma, di mia nonna e della mia ostetrica, e so che una delle ragioni dal rapidissimo passaggio dal parto in casa a quello in ospedale è stato proprio questo: la garanzia di non avere il fiato sul collo di suocera, madre e impiccione varie.
Però è innegabile che intorno alle neomadri c'è un vuoto. Chi è appena diventata mamma ha bisogno di un maternage.
Non solo, le donne oggi non sono più disposte, per fortuna dico io, a immolarsi con spirito di sacrificio, a soffrire in silenzio per le ragadi al seno, ad accettare tutto quello che la biologia sembrerebbe aver loro riservato. Dalla pillola anticoncezionale in poi, è stato un percorso inarrestabile.
Dunque, e' semplicemente questo spazio che la doula occupa, e non è mai stato lo spazio dell'ostetrica.
Mettersi a fare una riga netta, e disquisire se una doula possa o non possa controllare un corretto attaccamento al seno, lo trovo francamente ridicolo. Dire che solo le ostetriche possono essere di sostegno all'allattamento taglia fuori, oltre alle doule, le consulenti IBCLC, la Leche League, le Farmacie Amiche dell'allattamento, i centri Melograno, i gruppi di auto-aiuto... E non spiega come mai, ai corsi sull'allattamento tenuti da IBCLC io abbia incontrato sempre delle ostetriche (sì ragazze, non siamo zoticone così ignoranti come vi vogliono far credere). Ostetriche che studiavano intendo, non docenti!
Non riconoscere che il movimento culturale che si è mosso negli ultimi trent'anni intorno alla nascita è composto di tante figure, oltre alle ostetriche (e non parlo delle doule, fenomeno più recente in Italia), è un brutto buco della memoria.
Io penso che il mondo contemporaneo ci stia insegnando che il sapere collettivo vale di più di quello individuale, e che vale di più se è vario, ovvero se proviene da saperi ed esperienze diverse. Le doule, con la loro "bassa manovalanza", il loro stare vicino alle donne in casa nella quotidianità, presentandosi come compagne di strada, offrendo un maternage alla madre, hanno un punto di vista diverso da quello del medico, diverso da quello dell'ostetrica o da quello di uno psicologo. Non migliore, non peggiore. Insieme è meglio.
Ibu Robin Lim dice sempre che la doula è la migliore amica dell'ostetrica..... e noi siamo qui a litigare.

martedì 7 febbraio 2012

All'ostetrica Maria Alagna



Non è mia abitudine incaponirmi, però......
In commento al mio post precedente, I consigli della doula, la giovane ostetrica Maria Alagna è intervenuta su facebook a fiera difesa della sua categoria, ovvero delle ostetriche. La motivazione è che qualsiasi cosa la doula faccia o dica, commette un abuso di professione, perchè son tutte cose che competono all'ostetrica. Pensare che sembrava un post tanto innocuo....
Molto bene, discutiamo. Sono intervenute diverse persone, le ho risposto, c'è stato un fitto scambio e poteva essere finita lì, ognuno è libero di pensarla come crede.
Però, andando a guardare la sua pagina facebook, ho visto che sta combattendo una vera e propria battaglia. Allora le ho chiesto l'amicizia, non per andare insieme in pizzeria a farci quattro risate, ma per potere discutere apertamente. L'ha rifiutata.
Allora mi incaponisco e scelgo questa strada. Inutile, cara Maria, parlare di competenze e codici deontologici, se non si sa rispondere a semplici domande.
Primo: il disagio che denunciano tante madri, il senso di abbandono e di solitudine, è un'invenzione giornalistica? Ne ha mai sentito parlare? Crede sia colpa delle doule che esercitano abusivamente la professione? Quale crede sia il modo giusto per colmare questo vuoto?
Secondo: mi spieghi come, tenendo conto dell'attuale organizzazione di ospedali e consultori, le ostetriche possono fare tutto quello che fa una doula. Ovvero garantire continuità di assistenza (anche durante travaglio e parto), andare a domicilio regolarmente, sostenere un allattamento difficile ma anche fare una commissione in farmacia o preparare un pasto caldo o stare a fare due chiacchiere con la mamma.
Quando avrà risposto a queste due domande, la sua battaglia sarà piena di contenuti. Altrimenti sono solo proclami.

27 maggio 2013
Già da molti mesi io e Maria Alagna abbiamo fatto pace, e mi scuso di non avere aggiunto prima questa nota.
Come spesso succede, si teme e si attacca ciò che non si conosce, e l'intemperanza giovanile favorisce certe prese di posizione intransigenti. Apprezzo chi è capace di dire, come ha fatto Maria, "ho cambiato idea" e
seguo con piacere le cose che scrive su facebook. E' un'ostetrica piena di buona volontà e passione per il suo lavoro, e mi auguro che come lei ce ne siano tante.

giovedì 2 febbraio 2012

I consigli della doula


Durante la gravidanza, viviamo la vita come viene e come è, senza preoccuparci di un drink o di un po' di stress. Viviamo semplicemente la nostra vita, cambiamola se ne abbiamo voglia, ma non cambiamola per dovere. Non dobbiamo essere come laboratori asettici e non dobbiamo dimostrare niente a nessuno. Godiamoci la gravidanza per quanto ci è possibile, vogliamoci bene, perdoniamoci se non siamo come vorremmo essere.
Facciamo almeno una cosa che abbiamo sempre desiderato fare.
Godiamoci il nostro corpo e impariamo a conoscerlo. Questo ci aiuterà anche a riconoscere le trasformazioni che lentamente ci avvicinano al momento del travaglio, a capire la posizione del bimbo dentro di noi. Riconosciamo gli stati di tensione muscolare e impariamo a rilassarci, col respiro o con piccoli e semplici esercizi di stretching.
Verifichiamo se nella nostra zona ci sono doule. Contattiamole per avere un colloquio, per sapere che servizi offrono e che preparazione hanno. Se ci piacerebbe ma abbiamo risorse economiche limitate, facciamocela regalare da parenti e amici. E' un regalo utile e che resta nel cuore.
Arriviamo preparate al travaglio. Informiamoci, leggiamo, facciamoci raccontare, mettiamo a fuoco le nostre aspettative, gettiamo le premesse per tentare di realizzarle, ricordando che nostro figlio potrebbe riservarci delle sorprese e mandare all'aria i nostri progetti.
Prendiamo contatto con gli ospedali di zona, per capire quali sono le procedure e le prassi consolidate rispetto al travaglio e al parto. Chiediamo un colloquio con le ostetriche della sala parto per visitare il reparto, per vedere se travaglio e parto verranno condotti nella stessa stanza, se è possibile avere accanto a sé una seconda persona, oltre al padre, e per quanto tempo (doula, mamma, amica, sorella, ostetrica privata), se viene fatta l'episiotomia di routine o solo in caso di effettiva necessità, se il monitoraggio cardiaco fetale viene fatto continuativamente o solo come controllo di tanto in tanto, quanti tagli cesarei vengono effettuati mediamente, se viene usata ossitocina sintetica di routine, quali procedure si seguono immediatamente dopo la nascita, se il bambino viene messo nella stanza con la mamma o se c'è una nursery.
Chiediamo se viene garantita l'anestesia epidurale nel caso la si richieda, senza avere paura di essere pignole con le domande: spesso la garanzia è tale solo ipoteticamente. Ricordiamoci che l'epidurale rientra tra i Livelli Essenziali di Assistenza Sanitaria (LEA), ovvero tra le prestazioni e i servizi che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a garantire a tutti i cittadini, gratuitamente o in compartecipazione. Noi e solo noi possiamo scegliere se farla oppure no.
Nel caso di un parto cesareo, informiamoci se è possibile avere una persona di propria fiducia accanto i primi due-tre giorni (notte compresa). Nel caso il bambino sia nella nursery, verifichiamo se è nello stesso piano di degenza, quanta distanza c'è, quali sono le prassi dell'ospedale.
Nel caso invece desideriamo partorire in casa, assicuriamoci che le ostetriche abbiano molta esperienza e che seguano le linee guida dell'Associazione Parto a Domicilio (vedi il sito). Contattiamole presto, anche solo per avere un colloquio informativo. Chiediamo quali servizi offrono, se garantiscono visite domiciliari in puerperio e allattamento. Informiamoci se la Regione prevede un parziale rimborso delle spese.
Prendiamo confidenza con il luogo e le persone del nostro travaglio: sapere dove ci si deve recare al momento dell'accettazione, quali documenti portare con sé e condividere queste informazioni con chi starà accanto a noi, ci permette di non avere preoccupazioni per questi dettagli pratici. Eventualmente prepariamo una lista scritta delle ultime cose da prendere prima di recarsi in ospedale, o da avere a casa a portata di mano. Sentirsi al sicuro aiuta il nostro corpo a sentirsi libero di far avanzare il travaglio. Né le donne, né le gatte o le cagne partoriscono facilmente se hanno paura o se si trovano in una situazione di stress.
All'inizio del travaglio può essere utile fare docce calde, non lunghissime per non far abbassare troppo la pressione. Rilassano e sono molto piacevoli.
Quale che sia la nostra situazione familiare, non restiamo ad affrontare questa esperienza da sole. Il compagno, un'amica, una doula, una parente.... chi vogliamo, ma non da sole.
Manteniamoci per lo più attive durante tutto il travaglio. Camminiamo, muoviamo il bacino. Facciamo ciò che abbiamo voglia di fare, anche se fosse dire cose insensate a voce alta come una matta, cantare, ballare, urlare.... senza pudore. Manteniamoci attive anche come atteggiamento mentale: nessuno "ci farà partorire". Saremo noi e il nostro bambino a lavorare in sinergia, fidiamoci però dell'aiuto che le persone che ci assistono ci possono dare.
Un passo per volta, restiamo presenti sul “qui e ora”. Riposiamoci tra una contrazione e l'altra.
Manteniamo una buona ossigenazione dei nostri muscoli, continuando cioè a respirare, in modo costante e regolare. Una buona ossigenazione è necessaria non solo per permettere ai nostri muscoli di lavorare bene e in modo efficace, ma anche per mantenere ossigenata la placenta: posizione erette e movimento sono ideali. Da supine è preferibile stare su un fianco.
Cerchiamo di capire se proviamo piacere nell'essere massaggiate, dove e come: se è piacevole il tocco delle mani di un'altra persona, se troviamo beneficio con impacchi caldi o freddi nella zona renale. Proviamo e chiediamo: chi è con noi è lì per noi.

Infine, come doula raccomando di non credere a nulla di quello che ho detto finora. Raccomando di non credere a quello che avete letto, a quello che vi è stato detto e consigliato da chicchessia. Provate, sperimentate, sentite quello che fa per voi, prendete quello che vi è utile e buttate tutto il resto.