foto degli anni '20
grazie a Marco Guidelli Guidi per avermela fatta conoscere
Non bastava la compianta dedizione femminile a tenere unita la coppia, la notizia è che anche il dolore del parto naturale la tiene unita. Punto esclamativo. Lo afferma l'ostetrica Emanuela Rocca nel suo articolo su Il Bambino Naturale.
Le doglie non sono più qualcosa tutta interna al corpo della donna, qualcosa che appartiene alla sua esperienza e al suo percorso esistenziale. No, hanno un valore aggiunto, una funzione che trascende la sua carne e il suo spirito: possono salvare la coppia dal terremoto che l'arrivo di un figlio provoca.
L'autrice ci dice che è la donna che vive la gravidanza nel proprio corpo, che sente il bambino crescere e vivere dentro di sé. E' lei che prova il dolore del travaglio e quelle forze che porteranno alla nascita del bambino. E' lei che allatta al seno il nuovo nato, in un rapporto che fisiologicamente è molto speciale ed esclusivo. L'uomo, continua l'autrice, tende a sentirsi escluso, e con il tempo questo potrebbe intaccare il rapporto di coppia, logorandone i delicati equilibri. Ecco perchè cercare di coinvolgerlo, fargli toccare la pancia, portarlo alle visite e alle ecografie.
Non per dargli la possibilità di essere un padre più consapevole, come pensavo io, non perchè è appassionante vivere questa avventura insieme, ma per non farlo sentire escluso e tenere unita la coppia, proprio come una trepidante eroina ottocentesca.
Ma il momento chiave, ci dice Emanuela Rocca, si avrà durante il parto, grazie alla presenza del dolore. Sì, perchè la donna che prova dolore lo manifesta gemendo, lamentandosi, chiedendo di essere massaggiata. Se lui è capace di provare empatia nei confronti della propria compagna, se cioè è in grado di immedesimarsi nel suo dolore, nella sua fatica e nella sua ricerca di un sostegno, allora ha in mano le potenzialità e i mezzi per aiutarla e sostenerla nel percorso. La coppia che riuscirà ad affrontare e superare insieme il dolore del parto, ne uscirà più solida, più unita e pronta per accogliere il bambino.
In assenza della componente dolorosa del travaglio, la donna vive invece l’intero percorso in una condizione di maggiore passività, più distaccata da ciò che succede all’interno del proprio corpo. Ergo, non sente la necessità di un sostegno e di un appoggio da parte del partner che, di conseguenza, si trova anch’egli passivo, spesso inutile, in attesa degli eventi. E dunque la coppia ne uscirà meno unita.
La vita è talmente piena di misteriose alchimie, che trovo avvilenti certi teoremi che tentano di far quadrare il cerchio. Ma ancora di più mi avvilisce quest'idea che il corpo femminile sia una specie di patrimonio di famiglia.
Era naturalmente auspicabile che gli uomini si sentissero coinvolti in prima persona, dal concepimento fino a trovare un nuovo modo di essere padri, e il fatto che sia successo è una grande conquista per tutti. Oggi però tutto è al plurale, come se la specificità femminile nel percorso fosse sempre più sbiadita, indistinguibile da quella maschile. I corsi pre-parto sono rivolti alle coppie, gli anticoncezionali più raffinati, dal punto di vista della ricerca scientifica, sono pensati solo per il corpo delle donne e il massimo della mistificazione l'ho trovato in una testimonianza di un uomo che si concludeva con “alla fine abbiamo deciso di abortire”. Un "abbiamo deciso che lei avrebbe abortito" mi sarebbe sembrato più consono, e sicuramente più rispettoso. Le parole hanno un significato, usare un'espressione anzichè un'altra cambia la sostanza di un discorso.
Quello che accade nel corpo della donna è diventato patrimonio della coppia, ed è un fatto così normale che nessuno ci fa nemmeno caso. Ci mancavano giusto le doglie al servizio della stabilità coniugale, per completare il quadro.
Giusto per puntualizzare, io ho fatto tre parti senza analgesia, padre sempre presente. Tre esperienze profonde, potenti, indimenticabili. Se tornassi indietro, rifarei tutto. Tre figli, tre padri diversi. La presenza dei padri ai miei parti è stata per me importantissima, da loro mi sono sentita amata e rispettata, hanno saputo proteggermi senza varcare il confine di ciò che era solo mio.
Ma nonostante questo, tre separazioni su tre. Il teorema Rocca non ha funzionato. Punto esclamativo.