foto di Olga Rey
Ecco, l’ostetrica Ibu Robin Lim ha
finito il suo tour e se n'è andata dall'Italia, lasciando dietro di sé una scia
di calore, di entusiasmo, di parole profonde, di abbracci.
Sono state giornate ricche e impegnative. Questa donna minuta ha una forza, una determinazione e
un vigore stupefacenti, e non fidatevi mai quando qualcuno vi preannuncia che
vi troverete davanti una Robin stanca: lei sarà indubbiamente stanca e lo
vedrete con i vostri occhi, ma voi darete fondo a tutte le vostre energie per
poterla seguire, e alla fine vi chiederete dove lei trovi la fonte di tanta
vitalità.
Robin appartiene a quella generazione che ha visto le donne
acquisire importanti diritti in ambito lavorativo, acquisire il diritto alla
contraccezione e il diritto all’aborto, che ha visto straordinari progressi
nella scienza medica, e che contemporaneamente ha visto le donne sempre più
estromesse dalla scena del parto, sia come partorienti che come assistenti alla
nascita. Direi che la sintesi migliore di questo stato di cose è
l'episodio del parto del film Il senso della vita di Monty Python.
Le donne hanno progressivamente perso la fiducia nel proprio
corpo, nella propria capacità di attraversare il dolore delle doglie, nella
propria capacità di allattare, nella propria capacità, in definitiva, di
diventare madri. Se le tecnologie mediche salvano la vita quando sono
necessarie, quando non lo sono offrono solo false scorciatoie, utili ad
aumentare la sfiducia nelle proprie capacità. Si è sfilacciata la trasmissione
di questi saperi di madre in figlia, come se non fosse più quello il luogo, la relazione
naturale per tale tipo di apprendimento, che ha finito per essere delegato al
ginecologo e all’ospedale.
La maternità diventò però, negli stessi anni in cui avveniva
questo processo di espropriazione, motivo di riflessione all’interno di gruppi
di donne e non solo donne che non si rassegnavano a questo stato di cose, che
sperimentarono diversi approcci e che incominciarono a lavorare per, come si
disse allora, riprendersi il
parto. Oggi esistono donne e uomini che remano contro il cattivo costume, professionisti
che cercano di proteggere l’integrità della nascita e Ibu Robin è certamente,
tra questi rematori, una vera forza della natura.
Come già nel 2010 e nel 2011, questo suo ultimo
tour è stato organizzato
dalla rete Madrisane Terrafelice per Ibu Robin,
di cui mi pregio di far parte; hanno collaborato Magicadula, Associazione doule
dell’Emilia-Romagna e diverse
altre istituzioni, tra le quali spicca per il particolare impegno Il Melograno, Centri
Informazione Maternità e Nascita.
Ibu Robin ha un rapporto speciale con l’Italia da quando, nel
2006, le fu assegnato il Premio Langer.
Anche stavolta ha parlato della necessità di costruire una
gestione solidale e comunitaria della salute perinatale, e di riconoscere il
valore esistenziale e spirituale dell’esperienza della maternità. Si è rivolta
a tutte quelle che lei definisce “custodi della nascita” e ha definito
l’ostetricia un’arte basata sull’amore, il quale deve sempre stare accanto alla
scienza medica e al rispetto della natura.
In tutti gli incontri ha parlato a lungo della figura della doula,
auspicando un’alleanza feconda tra loro e le ostetriche. Ha detto di
comprendere quelle ostetriche che oggi le temono, perché anche lei all’inizio
ha provato gli stessi sentimenti, ma che poi ha lasciato andare la paura e le
doule sono diventate preziose per il suo lavoro.
Ha raccontato mille storie come una squisita Sherazade, ha fatto
ridere e piangere, ha raccontato la sua vita intervistata da Tiziana Valpiana
durante i Sabati del Villaggio,
ha danzato insieme ai partecipanti accompagnata dal marito musicista William
Hemmerle, ha profumato i corpi e le stanze, ha abbracciato e baciato tutte e
tutti.
Ognuna delle tappe meriterebbe un racconto specifico, e forse
piano piano questi racconti arriveranno. Per ora mi limito a segnalare quello
fatto da Sara
Toson, che era alla clinica Mangiagalli il 9 maggio. Segnalo anche che sul blog ci sono
moltissime foto degli incontri e un video.
Durante il tour ha inoltre presentato Il
chakra dimenticato. Il libro della placenta, appena pubblicato in Italia
nella traduzione di Anastasia Mostacci e ha promosso Memorie di un parto cantato. Una
nascita gentile con Ibu Robin Lim di
Elena Skoko, che ha partorito con lei.
Leggeteli entrambi, è un consiglio sincero.
Ringrazio Robin della sua generosità e spero che potremo riaverla
presto in Italia. Ringrazio a nome di Madrisane Terrafelice per Ibu Robin tutti coloro che hanno dato il loro
supporto per gli eventi. Ringrazio personalmente tutte le doule che sono state
preziosamente presenti ovunque, Isabella Sciarretta e le mie compagne di
viaggio al Master del Melograno per l’intensa giornata con Robin,
Maurizio Rosenberg per avermela fatta conoscere tanto tempo fa e Tiziana
Valpiana perché senza di lei non ci caveremmo un ragno dal buco.
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