lunedì 27 maggio 2013

Un'arte basata sull'amore


foto di Olga Rey


Ecco, l’ostetrica Ibu Robin Lim ha finito il suo tour e se n'è andata dall'Italia, lasciando dietro di sé una scia di calore, di entusiasmo, di parole profonde, di abbracci. 
Sono state giornate ricche e impegnative. Questa donna minuta ha una forza, una determinazione e un vigore stupefacenti, e non fidatevi mai quando qualcuno vi preannuncia che vi troverete davanti una Robin stanca: lei sarà indubbiamente stanca e lo vedrete con i vostri occhi, ma voi darete fondo a tutte le vostre energie per poterla seguire, e alla fine vi chiederete dove lei trovi la fonte di tanta vitalità.

 Robin appartiene a quella generazione che ha visto le donne acquisire importanti diritti in ambito lavorativo, acquisire il diritto alla contraccezione e il diritto all’aborto, che ha visto straordinari progressi nella scienza medica, e che contemporaneamente ha visto le donne sempre più estromesse dalla scena del parto, sia come partorienti che come assistenti alla nascita.  Direi che la sintesi migliore di questo stato di cose è l'episodio del parto del film Il senso della vita di Monty Python.
Le donne hanno progressivamente perso la fiducia nel proprio corpo, nella propria capacità di attraversare il dolore delle doglie, nella propria capacità di allattare, nella propria capacità, in definitiva, di diventare madri. Se le tecnologie mediche salvano la vita quando sono necessarie, quando non lo sono offrono solo false scorciatoie, utili ad aumentare la sfiducia nelle proprie capacità. Si è sfilacciata la trasmissione di questi saperi di madre in figlia, come se non fosse più quello il luogo, la relazione naturale per tale tipo di apprendimento, che ha finito per essere delegato al ginecologo e all’ospedale.
La maternità diventò però, negli stessi anni in cui avveniva questo processo di espropriazione, motivo di riflessione all’interno di gruppi di donne e non solo donne che non si rassegnavano a questo stato di cose, che sperimentarono diversi approcci e che incominciarono a lavorare per, come si disse allora, riprendersi il parto. Oggi esistono donne e uomini che remano contro il cattivo costume, professionisti che cercano di proteggere l’integrità della nascita e Ibu Robin è certamente, tra questi rematori, una vera forza della natura.

Come già nel 2010 e nel 2011, questo suo ultimo tour è stato organizzato dalla rete Madrisane Terrafelice per Ibu Robin, di cui mi pregio di far parte; hanno collaborato Magicadula, Associazione doule dell’Emilia-Romagna e diverse altre istituzioni, tra le quali spicca per il particolare impegno Il Melograno, Centri Informazione Maternità e Nascita.
Ibu Robin ha un rapporto speciale con l’Italia da quando, nel 2006, le fu assegnato il Premio Langer.
Anche stavolta ha parlato della necessità di costruire una gestione solidale e comunitaria della salute perinatale, e di riconoscere il valore esistenziale e spirituale dell’esperienza della maternità. Si è rivolta a tutte quelle che lei definisce “custodi della nascita” e ha definito l’ostetricia un’arte basata sull’amore, il quale deve sempre stare accanto alla scienza medica e al rispetto della natura.
In tutti gli incontri ha parlato a lungo della figura della doula, auspicando un’alleanza feconda tra loro e le ostetriche. Ha detto di comprendere quelle ostetriche che oggi le temono, perché anche lei all’inizio ha provato gli stessi sentimenti, ma che poi ha lasciato andare la paura e le doule sono diventate preziose per il suo lavoro.
Ha raccontato mille storie come una squisita Sherazade, ha fatto ridere e piangere, ha raccontato la sua vita intervistata da Tiziana Valpiana durante i Sabati del Villaggio, ha danzato insieme ai partecipanti accompagnata dal marito musicista William Hemmerle, ha profumato i corpi e le stanze, ha abbracciato e baciato tutte e tutti.
Ognuna delle tappe meriterebbe un racconto specifico, e forse piano piano questi racconti arriveranno. Per ora mi limito a segnalare quello fatto da Sara Toson, che era alla clinica Mangiagalli il 9 maggio. Segnalo anche che sul blog ci sono moltissime foto degli incontri e un video.
Durante il tour ha inoltre presentato Il chakra dimenticato. Il libro della placenta, appena pubblicato in Italia nella traduzione di Anastasia Mostacci e ha promosso Memorie di un parto cantato. Una nascita gentile con Ibu Robin Lim di Elena Skoko, che ha partorito con lei.
Leggeteli entrambi, è un consiglio sincero.

Ringrazio Robin della sua generosità e spero che potremo riaverla presto in Italia. Ringrazio a nome di Madrisane Terrafelice per Ibu Robin tutti coloro che hanno dato il loro supporto per gli eventi. Ringrazio personalmente tutte le doule che sono state preziosamente presenti ovunque, Isabella Sciarretta e le mie compagne di viaggio al Master del Melograno per l’intensa giornata con Robin, Maurizio Rosenberg per avermela fatta conoscere tanto tempo fa e Tiziana Valpiana perché senza di lei non ci caveremmo un ragno dal buco.


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