Ho letto con vero sconcerto un'articolo dell'ostetrica Carla Joly a proposito del parto orgasmico. Ne riporto solo alcuni passi e mi riservo, prima o poi, di rispondere con parole mie.
Per ora mi limito a mettere a commento il testo di un'altra ostetrica, Alessandra Puppo. L'argomento è il medesimo, e l'ho letto con vero piacere.
"Le cose sono molto semplici: il parto e la nascita non sono una malattia infatti solo una donna sana può rimanere incinta. Gli alti livelli di stress in gravidanza inducono un aumento del cortisolo che la placenta oltre una certa soglia non è più in grado di arginare, quindi da questo squilibrio nasce la patologia. (....)
Quando parlo di parto orgasmico con le donne a volte mi rispondono sconsolate: ”Tanto a me non mi tocca!”. Potrebbe anche non toccarti visto che questo è uno dei misteri della vita ed è un fenomeno completamente fuori controllo così come il parto fisiologico e non sono eventi programmabili né pilotabili con il nostro cervello razionale, ma visto che è possibile poiché il 14% delle donne non prova dolore durante il parto ed un 21% nei parti non disturbati prova un orgasmo durante la nascita, mettiamoci nelle condizioni migliori affinché questo sia possibile, cercando di non disturbare il parto. Disturbare il parto vuol dire causare una qualche patologia ed entrare nel tunnel senza fine della medicalizzazione. Il parto orgasmico può essere inquadrato nelle quattro fasi dell‘orgasmo, che sono anche le quattro fasi della nascita fisiologica e delle leggi della vita: eccitazione, espansione, contrazione e distensione.
Una civiltà che nega il dolore è innanzitutto una civiltà che nega il suo opposto cioè il piacere, né tanto meno vuole riconoscere il diritto al piacere e alla felicità, una civiltà che ci appiattisce, ci omologa, ci vuole dei robot obbedienti, nega la sacralità del corpo e demonizza il piacere. La nostra capacità alla gioia, al piacere e alla felicità, vivendo in un mondo dualistico, viene anche dal successo con cui abbiamo affrontato il dolore, la morte e la trasformazione nella nostra vita. (....)
Il diritto all’analgesia epidurale in travaglio di parto è un falso diritto, in realtà è la negazione del diritto al piacere durante la nascita e al parto orgasmico."
Carla Joly
"La teoria del parto orgasmico non è una novità: se ne era iniziato a parlare negli anni ’70 quando, sulla spinta del movimento femminista, tutto ciò che riguardava la nascita fu messo in discussione, dalla posizione per partorire, al ruolo ostetrico, alla presenza o meno del padre. Nel corso di questi 30/40 anni, anche grazie a quelle spinte, molte cose sono cambiate: forse non completamente e non ovunque nella gestione pratica del parto (in troppe sale parto persiste ancora “violenza” sul corpo - e sulla mente - delle donne) ma, certamente, tanto è cambiato nella conoscenza dei meccanismi fisiologici e nella teoria dell’assistenza. Proprio per questo oggi la netta contrapposizione tra “parto orgasmico” e “parto doloroso” che vide la luce negli anni ’70 non sembra adeguata a descrivere lo stato attuale delle cose. Il travaglio, il parto, sono dolorosi, tutti. Le variabili sono altre: molto contano lo stato d’animo con cui la partoriente affronta l’evento e la messa in atto di un’assistenza capace o no di offrire sostegno e rispetto. Quando il sostegno ed il rispetto ci sono, ciò che viene poi raccontato dalle donne è un evento sì faticoso, doloroso, intenso, ma comunque positivo, che lascia più ricche, che è valso la pena affrontare. Non mi è mai capitato però di sentire raccontare di “una eccitazione intensa e irreprimibile, simile all’orgasmo”. Non escludo che sia possibile, ma non è su queste eccezioni che ritengo si debba impostare il lavoro ostetrico. Vista com’è la situazione nella maggior parte dei punti nascita in Italia (continue inutili esplorazioni vaginali, posizioni obbligate, via vai di gente che chiacchiera degli affari propri, bambini sottratti ai primi abbracci della nascita per invasivi sondaggi in ogni cavità, luci, rumore, confusione, forzature dei normali tempi del travaglio…), oggi come oggi credo che, più che all’orgasmo, si debba puntare a cercare di dare alle donne e alle coppie la possibilità di un parto che sia un evento almeno soddisfacente, vissuto con consapevolezza e protagonismo, con rispetto dell’intimità e del valore emotivo che ogni nascita deve avere. Mi concentrerei a lottare per questo: offrire al maggior numero di donne possibile un parto che sia un ricordo cui tornare volentieri e non una brutta esperienza da dimenticare. Anche se doloroso."
Alessandra Puppo
:) E brava la Puppo. Ma...
RispondiEliminaDue parole su quel 21% di mamme orgasmiche. Basterebbe questa informazione per mandare al macero l'articolo della Joly.
Quel 21% si riferisce alle donne che hanno partorito con Ina May Gaskin (circa 2000 in 20 anni credo) e che l'ostetrica americana (ricordiamolo, fondatrice assieme al marito di una comune "religiosa") racconta nel suo libro.
L'orgasmo femminile è molto legato alal testa. Ora non dubito che in giro ci siano donne capaci di provarne uno durante il parto, basta "esaltarsi", pensare che stiamo compiendo qualcosa di incredibile. Pensiano a Santa Teresa....
Piuttosoto mi domanderei come mai, in questa società di edonisti-egoisti, amanti del piacere e nemici del dolore e la fatica.... il dolore nel parto venga così poco trattato in Italia.
E come mai all'indomani dell'introduzione della RU486 il problema pareva proprio la banalizzazione dell'aborto: niente ricovero ospedaliero, niente dolore, niente bisturi, niente terrore, niente percorso colpevolizzante.
Perdonate ma io mi inizierei seriamente a domandare come mai questa società che ha in odio sofferenza, malattia.... abbia così a cuore le sorti del dolore nel parto. Così a cuore da negarle (Joly) o da riconoscerle e tentare di renderle un piacevole ricordo (Puppo).
Perchè questa società che ha così in odio malattia e dolore, ha così a cuore il dolore del parto...? Giusto, domanda molto pertinente, alla quale comunque non so rispondere, pur sforzandomi :-)
RispondiEliminaPerò mi sa che non è proprio proprio così. Credo ci sia un estremismo ideologico, naturisti contro epidurale (e non solo), ma mi pare che le componenti (pro e contro) ci siano entrambe. Gli ospedali, essendo ospedali, dovrebbero garantirla a chi la richiede, su questo non ci piove. Senza lotterie o sorprese dell'ultimo minuto.
Comunque la nostra società non è mica così compatta.....tutti edonisti mollaccioni.
Ci sono tante persone che sono amanti del godimento, ma anche della estrema fatica, fino anche al dolore. Persone che amano mettersi alla prova, provare i propri limiti e la propria forza. Affrontare un'esperienza a mani nude. Scalare una montagna sudando come bestie, attraversare una malattia dolorosa , affrontare un corpo a corpo con sé stessi.
Epperò lo voglio decidere io, please, quando sentirmi una Calamity Jane e quando starmene in panciolle a poltrire, o quando approfittare delle sacrosante scoperte della scienza per sedare il dolore. Mal di testa, no grazie. Febbre alta, sì gradisco. Doglie, sì gradisco. Doglie, no grazie.
Il parto è un'esperienza così profondamente personale, che nessuno può venirti a dire se è più giusto farla con o senza epidurale. E non lo dico per spirito ecumenico, ma perché davvero è un problema di rispetto dei limiti personali: dovremmo immaginare che intorno a ognuno c'è, disegnato per terra, un cerchio di gesso, oltre il quale non si può andare. Quello è il limite, a varcarlo si diventa invasori di un territorio che non è il nostro, e le invasioni indeboliscono chi le subisce.
E allora cosa bisogna fare, di fronte a una donna che giustamente cerca di capire cosa scegliere di fare? Bah....credo che se si crede profondamente che quel limite non va superato, se si ha davvero rispetto per quella persona, e non per una idea che si ha già in testa.... si possa parlare di tutto.
Detto questo, penso che l'indicazione di Alessandra Puppo di adoprarsi affinchè il parto sia un'esperienza da ricordare, sia una cosa molto bella, applicabile a qualsiasi parto: con i dolori “alla vecchia”, in epidurale, col cesareo.....Perchè parla di attenzione all'aspetto profondo dell'esperienza, parla di rispetto della vulnerabilità di chi sta partorendo, parla di dignità. Di queste cose c'è bisogno e non sono sempre scontate. Non è che l'epidurale sia la panacea universale.
Ma veniamo a quello che scrive Carla Joly. Vorrei innanzitutto capire cosa significa che “il parto e la nascita non sono una malattia infatti solo una donna sana può rimanere incinta”. Certamente non potrà significare quello che sembra ad una lettura così, semplice, senza leggere tra le righe.... Perchè altrimenti come si spiegano le donne che restano incinte pur avendo un cancro? O una qualsiasi altra grave malattia? O il famoso caso in Germania di una donna in coma, restata incinta in seguito a stupro? E poi, che significa con precisione “sana”?
E anche vorrei capire, esattamente, cosa significa “parto non disturbato”. Perchè se ne può parlare in maniera generica, soft, ma se si snocciolano statistiche così precise.... allora vorrei capire con precisione cosa lei sta intendendo per parto non disturbato, se lo pratica, e se le percentuali che dice le ha potute sperimentare. Se Ina May Gaskin parla della propria esperienza, è giusto che anche Carla Joly parli della propria: è un'ostetrica di esperienza, e io vorrei conoscerla.
L'epidurale è un falso diritto? E chi lo decide che è falso? La libertà è un diritto.
Io dico solo che è riduttivo, che bisognerebbe offrire alle partorienti tutto ciò di cui hanno diritto, e l’epidurale non è che una delle tante. O no?
l'epiduralè è un diritto. E' un LEA. Lo è anche in forza della deontologia medica. Divinum opus sedare dolorem dicevano gli antichi. I moderni pare siano di opinione contraria. O meglio, dipende da quale dolore.
RispondiEliminaIo sono edonista ma stanca morta dalal fatica quotidiana. Quindi siccome non credo di essere l'unica concordo con il quadro che fai della società. Ovviamente il mio descrivgere questa società coe frivola era una provocazione.
Nel libro della Gaskin c'è gente che viene dalla Germania per partorire da lei in California. Posso immaginare che alla teutonica madre le sarà pure venuto un orgasmo... per fare tutti quei chilometri deve amare proprio la Ina May :)
A me piace il pensiero della puppo, però volevo porre l'attenzione su questo benedetto dolore femminile, che pare andare in controtendenza rispetto a tutto il resto.
Per nascita non disturbata credo intenda parto in casa, ostetrica che guarda e non interviene... basta guardare il traiuler dell'Arena (Nascita, non disturbare),,,,
Beh, tra i miei parti in casa, e i parti in casa di tutte quelle che conosco..... facciamo sballare completamente le percentuali...!!! Si vede che le nostre ostetriche erano tutte delle impiccione. L'unica donna che conosco che ha partorito senza dolore alcuno, ha partorito in ospedale... ah ah ah
RispondiEliminaLo so che volevi porre l'attenzione su 'sto benedetto dolore femminile :-)
Io dico solo che è riduttivo, che bisognerebbe offrire alle partorienti tutto ciò di cui hanno diritto, e l’epidurale non è che una delle tante. O no?
RispondiEliminaCerto, a c'è da fare un discorso serio e sincero.
Siao un paese in crisi, il sistema sanitario pubblico presto sarà un ricordo.
Che facciamo se consideriamo un diritto della donna un'osterica per ogni partoriente? Se questa si è messa in testa che vuole partorire con l'agopuntura?
L'epidurale è un LEA, l'agopuntura no. Nememno se vogliamo l'assistenza one-to-one.
Ora sarebbe veramente il paradiso se ogni donna potesse contare su una coppia di ostetriche che la seguono dalla gravidanza. Ma guardiamo in faccia la realtà: un regime saniatrio come il nostro (uno dei pochissimi in europa ad essere ancora pubblico) difficilmente potrà mai sostenere costi simili.
La filosofia naturalista ha sprecato risorse a oSTIA (opsedale Grassi) con la famosa Casa Maternità Acqualuce. Non sappiamo i costi del progetto che in due anni ha fatto partorire una quarantina di donne (8 hanno supplicato di andare via, un paio sono state trasportate d'urgenza al vicino ospedale).
Perchè invece di aprire qu7ella casa del parto che non avrebbe mai funzionato perchèp mancava il persdonale in partenza (e a pieno regime avrebbe garantito solo 60 parti al mese), non si sono indirizzate le risorse alla vecchia ostericia? Magari banalmente assumendo delel osteriche in più?
Lo dico chiaro e tondo. Dietro questo trend naturalista c'è la chiara intenzione di una categoria (le osteriche), di dividersi le clienti dei ginecologi. Che pagano e spesso profumatamente.
Parto in casa, parto in casa maternità. Certo è un diritto. Ma che ci si potrà permettere in un regime saniatrio privato o - se resta nel pèiubblico - per un numero molto piccolo di donne.
La Regione Trentino (forse sbaglio, vado a memoria) ha speso non so quanti euro per un progetto pilota. Far partorire 12 donne in un anno a casa. Ha senso?
Le donne dovrebbero capire che l'ospedale non è un albergo. I medici che il aprto non è una malattia. Si può partorire nel rispetto di tutti anche senza incensi, aghi e massaggi (quante sono le osteriche che possono massaggiare una partoriente? Magari dopo 10 ore di turno massacrante in un ospedale che fa 3000 parti anno?).
E' possibile essere un minimo realisti?
Affrontare il problema dei costi, con serietà e sincerità, è indubbiamente necessario... purtroppo dire che io sono negata, non è abbastanza. Come sento parlare di cifre, il mio cervello si fa brodaglia, sono così anche nella mia economia domestica. Ma non siam qui per parlare delle mie patologie.
RispondiEliminaDunque, il problema è ragionare su garantire il massimo, spendendo il minimo, per dirla un po' volgarmente.
Il problema dei costi sanitari di una nascita va inserito in un discorso generale sulla Sanità, che oltre ad essere con le tasche secche è anche, per tradizione, il paradiso dello spreco. Il caso che citi di Acqualuce non so quanti soldi sia costato, certamente troppi visto la fine che ha fatto, ma che dire allora di tutte quelle cattedrali nel deserto costruite e mai nemmeno utilizzate? E quanti soldi, ogni anno, la Sanità paga in risarcimenti? Perchè l'asportazione della prostata in Umbria costa il doppio che in Lombardia? Eccetera eccetera...
In Olanda se, in assenza di patologie, decidi di partorire in ospedale, paghi (poco), se partorisci in casa invece no, e ti danno pure l'assistenza continuativa nei primi dieci giorni di puerperio di una sorta di doula. Ne deduco che l'assistenza a domicilio gli costi meno. Perchè al Trentino è costato di più?
E poi, non promuoviamo pratiche d'elite, che si possono permettere solo in poche, giustissimo. Ma è anche un problema culturale... Quante persone conosco che alla nascita regalano (e chiedono) catenina d'oro, spilletta d'oro, medaglietta. E quale mamma non conosce la sconfortante sensazione di essere sommersa di giocattoli in eccesso, per un bebè a cui basterebbero un ciuccio e poco altro? Bisognerebbe anche fare un conto di quanto denaro privato viene speso per queste cose, che potrebbe essere speso diversamente.... Ma in genere alle persone piace regalare “qualcosa che resta”.
Si può partorire nel rispetto di tutti anche senza sprechi inutili.
Mi chiedi quante sono le ostetriche che possono massaggiare una partoriente dopo 10 ore di turno massacrante. Probabilmente nessuna, ma lo potrebbe fare qualcun'altro, che magari potrebbe massaggiare anche l'ostetrica sfinita. Così come in alcune aziende d'eccellenza ci si prende cura del benessere di chi ci lavora, non per filantropia, ma perchè il lavoro funziona meglio. Adriano Olivetti insegna..... :-)
marzia in Olanda la sanità è privata....
RispondiEliminaMassaggiatori in sala parto? E allora perchè non in ortopedia? O in oncologia?
Odio fare la lista delle priorità... a siamo sincere... parlando per esempio di parto in acqua, esistono casi di mammiferi terricoli che vanno a sgravare in acqua?
O ci sono documenti storici che attestano questa pratica presso le partorienti - sparo - babilonesi?
Il rischio che attorno al parto si concentri un grumo di mode del momento è reale. Scabiare le mode e le "catenine d'oro" per diritti e umanizzazione è reale.
E' un discorso antipatico, lo so... ma va fatto con onestà.
Curare il dolore è una pratica che storicamente c'è da sempre. L'uso di droghe e di riti (le cure antalgiche in assenza di farmaci) fa parte del nostro bagaglio culturale da sempre.
Persino gli animali quando provano dolore si "curano" coe possono. Rintanandosi al buio per esempio.
Personalmente ritengo che tra catenine d'oro e valanghe di giocattoli e il desiderio di partorire con la lotus o in una vasca a 36 gradi centigradi... beh, non c'è nessuna differenza.
Idem dicasi per i massaggi.
Parto in casa. I rischi per il neonato sono reali. A me basta che si smetta di dire che partorire in casa è sicuro come in ospedale. E' conveniente per le tasche degli ospedali e basta (in Olanda questa pratica resta per cultura e volgare calcolo di budget).
Gli sprechi sanitari nascono anche dalle richieste dei cittadini. Acqualuce è additata dalle mamme ostiensi come un gioiello di Sanità...
Qui da me c'è Villa Salus. Il punto nascita di questa clinica convenzionata fa meno di 500 parti anno. E' a dieci minuti dall'Angelo di Mestre (ospedale di secondo livello).
Una manifestazione di sanitari e mamme e cittadini ha ipedito la chiusura di un punto nascita... che non ha una rianimazione! Che costa alla cittadinanza!
PS Villa Salus è conosciuta come la clinica del parto naturale. Non è dato sapere la percentuale di nati morti o con danni neurologici. Ma con pochi parti anno è facile che la media sia sopra quella nazionale.
RispondiEliminaTra l'altro prende soldi da una legeg regionale (la 25/2007) per il parto indolore.
Dato che la legge non fa difefrenza tra peridurale (e altre tecniche farmacologiche) e tecniche non farmacologiche... Villa Salus può dire di avere un servizio di partoanalgesia attivo 24h 365gg l'anno.
Solo che di peridurali ne faranno - vado a memoria - l'8% dei aprti totali... Un 15% di travagli in acqua (la clinica è famosa per l'acqua calda :)).
C'è un fondo in danaro per garantire il parto indolore (vedi la legeg succitata). L'ANgelo di Mestre che potrebbe attrezzarsi benissimo per la peridurale non lo fa...
Ecco spiegato in due righe un altro esempio di spreco di danaro pubblico. E pure peggio: la presa per i fondelli a moltissime donne del veneziano che per garantirsi una peridurale fuggono da Vilal Salus e se ne vanno a Mirano o persino Padova... rendiamoci conto.
Interessante!La maternità ─ una missione della donna, inerente alla natura. Solo le donne sono capaci di portare e dare alla luce un bambino. La maternità comprende anche l'allattamento, la cura e l'educazione dei figli. La donna che ha concepito, partorito e dato alla luce un bambino è la madre biologica. Lo sviluppo della medicina ha reso possibile la maternità surrogata e genetica. Nella maternità surrogata la donna accetta volontariamente di portare e dare alla luce un bambino biologicamente alieno. Dopo la nascita il neonato viene cresciuto e accudito dai genitori genetici. Si parla di maternità genetica quando il feto si sviluppa da un ovulo di una donatrice. Inoltre, una madre è anche chiamata adottante o matrigna, una tata che si prende cura del bambino. Per coloro che vogliono diventare madri e realizzare il proprio sogno, il Gruppo Human Reproduction della Clinica del Prof. Feskov vi sarà d'aiuto.
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