domenica 18 marzo 2012

Polemiche sulla sepoltura dei feti



"Il nuovo regolamento di polizia mortuaria approvato dalla giunta comunale, in virtù del quale a Trespiano viene riservata un'area per la sepoltura dei feti, ha già innescato conflitti e polemiche, come sempre accade con questioni delicate e roventi nelle quali si intrecciano problematiche complesse".
Incomincia così l'articolo di Elena Pulcini Il diritto all'aborto e quello al dolore, su Repubblica del 16 marzo.
In questo articolo si mescolano, con disinvoltura e un po’ di commosso compiacimento, interruzioni di gravidanza volontarie e subite, interruzioni alla quarta o alla ventesima settimana di gestazione, diventando tutte "catastrofi del sè".
L’interruzione di gravidanza volontaria può essere una tragedia o una liberazione, oppure né l’una né l’altra, ma semplicemente un dolore da digerire con relativa serenità. Dipende da tante cose…. L’interruzione subita è probabile che sia sempre un dolore molto grande, ma anche qui… dipende. E’un argomento così profondo e personale che andrebbe trattato con delicatezza e rispetto per il vissuto altrui. È così ovvio che non dovrebbe esserci nemmeno bisogno di dirlo.
Elena Pulcini tira in ballo Barbara Duden. Ebbene, Duden ha studiato e analizzato come la modernità, le concezioni attuali della medicina e le nuove tecnologie, abbiano cambiato la percezione del proprio corpo. Ha parlato di come il corpo delle donne sia un avamposto di queste trasformazioni, e ha denunciato il declino dell’unitarietà del corpo femminile gravido, diventato un incubatore della Vita che porta in grembo. Con l’effetto che, non appena fatto il test di gravidanza, la donna inizia a vivere in funzione di quel bambino che in realtà è ancora carne della sua carne. Stirare le sue parole per farla diventare una specie di vestale della maternità, come fa in questo articolo Elena Pulcini, mi pare scorretto.
Trattandosi però di un articolo pubblicato su un grande quotidiano, quello che mi colpisce è l'incompletezza dell’informazione.
E’ dal 1990 che è prevista un’area cimiteriale adibita alla sepoltura di nati morti e feti. D.P.R. 10/9/90 n. 285, articolo 7:Per la sepoltura dei prodotti abortivi di presunta età di gestazione dalle 20 alle 28 settimane complete e dei feti che abbiano presumibilmente compiuto 28 settimane di età intrauterina e che all'ufficiale di Stato Civile non siano stati dichiarati come nati morti, i permessi di trasporto e di seppellimento sono rilasciati dall'Unità Sanitaria Locale.
A richiesta dei genitori, nel cimitero possono essere raccolti con la stessa procedura anche prodotti del concepimento di presunta età inferiore alle 20 settimane.”
Dunque, se i genitori lo desiderano, è dal 1990 che possono fare richiesta dell’applicazione della legge. Come, perché e per come son fatti loro. Fine.
...

6 commenti:

  1. Perfetta Marzia. Non sapevo di quella legge. Il che mostra ancor più chiaramente come il cimitero 'dedicato' sia un'operazione puramente politica.

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  2. Non è un cimitero "dedicato" ma un'area "dedicata"..... ovvero il comune si è adeguato alla legge :-)

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  3. tra l'altro la duden si irrita parecchio quando una sua collega (incinta) tutta seccata le chede di fumarle lontano. L'episodio è riportato in uno dei suoi libri (non ricordo quale).

    Chiaramente la percezione del corpo è sempre cambiata in funzione dei tempi che si vivono.

    Il fatto che l'aborto sia diverso (c'è quello volontario per uno "sbaglio", quello terapeutico, quello improvviso ecc...) è chiarissimo come dovrebbe essere altrettanto chiaro che non viene vissuto da tutte allo stesso modo; eppure la Pulcini ne fa una tragedia cosmica come se le donne, nel momento preciso in cui restano gravide debbano condividere le stesse emozioni.

    Ormai questo conformismo materno è talmente diffuso che nessuno ci fa quasi più caso. Il che è abbastanza grave.

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  4. Barbara Duden lo racconta nel "I geni in testa e il feto nel grembo".

    Credo che il rispetto per la sensibilità altrui e per il vissuto altrui si fondi proprio su questo: non tentare di omologare gli altri.
    Il conformismo è brutto non solo perchè appiattisce il sentire delle persone e lo banalizza, ma anche perchè lo nega, ed è una negazione che ferisce.
    Ai tempi in cui si faceva la battaglia per la 194 si negò che la scelta di abortire potesse essere una scelta dolorosa e lacerante. Adesso il conformismo si è buttato dalla parte opposta, ed è sempre e solo una tragedia.
    La tragedia è che l'Italia è il paese delle ideologie, non si può parlare di qualcosa che subito scattano gli schieramenti...

    Comunque raccolgo la proposta: occorre parlarne.

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  5. Non so se è un problema solo del giornalismo online ma ho capito che per avere notizie precise e meno tendenziose possibile da fonte italiana devo leggere... Il Sole 24 Ore. Non sto scherzando, ahimè.

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