Nel 1978 in Inghilterra è nata Louise Brown, la prima bambina concepita in provetta, come si diceva allora. Finì sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo,si parlò di miracolo della scienza, ma anche di evento che avrebbe avuto gravi conseguenze per l’umanità.
Oggi sono circa cinque milioni i bambini nati come Louise, la quale nel frattempo è diventata mamma.
La medicina e le biotecnologie hanno permesso di separare la procreazione dalla sessualità, ovvero possiamo avere rapporti sessuali senza procreare e possiamo procreare senza avere rapporti sessuali. Questi scenari molto recenti non li abbiamo ancora digeriti, metabolizzati, e forse nemmeno davvero compresi nei loro effetti sulla vita delle singole persone e di tutta la collettività in cui viviamo.
Per il femminismo anni 70, di cui ho fatto parte come sorellina minore, essere femminista ha significato anche autogestire la propria salute, sentirsi padrona del proprio corpo, avere libertà di scelta e combattere l'eccesso di medicalizzazione sul corpo delle donne, come è successo con gravidanza e nascita. E oggi la biotecnologia sta medicalizzando anche la procreazione.
La trasformazione in atto è irrevocabile. Riguarda il modo in cui si viene al mondo, l'immagine di famiglia e il concetto stesso di filiazione.
E quindi....?
Il panorama è cambiato, che ci piaccia o no, e da qui dobbiamo partire, nutrendo il pensiero critico con le storie dei vissuti delle persone, perché dietro le tecniche di procreazione assistita, dietro le Fivet, le omologhe, le eterologhe, le ICSI, le crioconservazioni e le maternità surrogate ci sono donne, uomini, bambine e bambini, ci sono sentimenti e desideri, ci sono storie di coraggio, di gioia, di fatica e di dolore.
La fecondazione assistita divide tuttora la società, con giudizi morali, e soprattutto divide profondamente le donne, già divise tra chi è madre e chi non lo è. Noi vogliamo parlarne, dando voce ai diversi vissuti, comprendendo le dimensioni del fenomeno, gli aspetti normativi e le loro ricadute sull’esperienza di chi intraprende questo percorso, interrogando la filosofia, la pedagogia e la medicina.
Vogliamo accogliere queste esperienze senza che si viaggi su treni diversi: da una parte
le donne che concepiscono spontaneamente e dall’altra quelle che intraprendono
un percorso biotecnologico, per costruire collettivamente una
narrazione che sia rispettosa delle donne e degli uomini che intraprendono
questa strada e dei bambini e delle bambine nati grazie a queste tecniche.
Eravamo davanti a un caminetto quando abbiamo incominciato a parlarne, abbiamo continuato a farlo dandoci appuntamenti in città diverse, scrivendoci mail e telefonandoci e collegandoci (disastrosamente ad essere sincere) su Skype.
Ora ci siamo quasi...... manca poco.
Bologna – Centro di Documentazione delle Donne
1 Ottobre 2016
Alla ricerca di un figlio
L’esperienza delle donne nella procreazione assistita
Incontro Nazionale
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