martedì 29 novembre 2016

Il cacciatore e la preda



Giuditta Tornetta, per me cara amica e molto altro, ha pubblicato oggi questa foto trovata online. Ha scritto che odia quest'immagine.
Ha ragione, quest'immagine è orribile, la faccia della bambina esprime dolore, sofferenza, lo ha già descritto meglio di tutti e con minuzia Leboyer quarant'anni fa. E la donna la tiene come fosse un trofeo, con l'occhio che brilla di soddisfazione.
Bambina, ti stiamo accogliendo nel nostro mondo, perdonaci se non abbiamo saputo fare di meglio, se non abbiamo saputo rispettare il tuo corpicino, se ti abbiamo strattonato, se non abbiamo compassione del tuo pianto, se ti abbiamo allontanato con indifferenza dal corpo di tua madre, se ti teniamo come fossi una preda finalmente catturata, se non evitiamo di immortalarti in questo momento di dolore.
E' un'immagine così usuale che non ci si fa nemmeno caso, ma se quella non fosse una neonata, se fosse un'adulta nuda inerme, con quella stessa espressione sul viso e quel pianto, e qualcuno la tenesse da dietro in quel modo, con quello sguardo soddisfatto.... potremmo sopportarlo? Non ne sentiremmo tutta la violenza? E perchè, siccome è neonata, non ci si fa quasi caso?

Giuditta è doula, e ha scritto che queste immagini di violenza la feriscono, la scoraggiano le fanno venir voglia di lasciare la sua professione. Conto sia solo lo scoramento del momento, Giuditta!

5 commenti:

  1. Come donna, come madre, come fotografa non posso che affiancarmi a te, Marzia, e a Giuditta nel dolore, nello sconcerto e nell'indignazione per la mancanza di rispetto, di cura e di ascolto nei confronti di questa piccola donna appena venuta al mondo. Alla luce (!) di questa riflessione dolente io mi interrogo una volta di più sul ruolo e sulla responsabilità dello sguardo (fotografico e non solo)... Non ho risposte. Ma non rinuncio a interrogarmi e, credo, dovremmo farlo tutti.

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  2. Hai ragione Alle, dobbiamo interrogarci tutti. Ma dovremmo farlo dando un valore a questa sensibilità, a questo sguardo dolente che ci consente di riconoscere la mancanza di rispetto, il gesto violento e la disattenzione nei confronti di questa neonata, e di tante come lei. Viviamo un'epoca piena di ombre nere ma anche di bellezza luminosa, non dimentichiamolo o non sapremo come sconfiggere questa violenza

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  3. Ciao Marzia, io sono Chiara Caponnetto, non ci conosciamo, ma ho intercettato il post da un'amicizia comune su FB. Ho letto questo post e ho anche letto il messaggio originale perché ho voluto capirne di più, dato che sono una fotografa che ha deciso di occuparsi anche di birth photography. Il disappunto di Giuditta mi è sembrato rivolto più alle colleghe ostetriche, che dimenticano forse il protocollo corretto che si dovrebbe seguire alla nascita del neonato, come si evince appunto dalla foto. Oggi la tendenza è di ritornare infatti a delle pratiche più naturali possibili, mentre solo qualche anno fa il bambino era subito tolto alla mamma ed era un fatto quasi assodato. Anche per i miei figli è stato così e ne ho sofferto, ma all'epoca ero molto meno informata di adesso. Di sicuro la prima cosa è rivolgere il neonato alla madre e non verso la fotocamera. Questa cosa la trovo in effetti agghiacciante. Questa fotografia sicuramente è molto brutta sia dal punto di vista tecnico, estetico e dal punto di vista etico, perché è indubbio che dovrebbero restare per lo più delle foto private, specie se con i genitali dei bambini in mostra. Dal punto di vista della fotografia, quella bella, che documenta, ti posso invece dire che il parto è uno degli avvenimenti più belli da raccontare anche attraverso il linguaggio fotografico. Durante un parto tutte le emozioni umane vengono alla luce, come viene alla luce la vita e per me è qualcosa di sensazionale. Da far vedere e da contrapporre alle immagini terrificanti di morte che ci provengono dai reporter di guerra. Il dolore del parto è funzionale, serve per ottenere un'immensa gioia. E tutti gli operatori sono protesi affinché questo miracolo si ripeta ogni volta. Per me, comunque, resta molto più scioccante vedere fotografie di neonati prematuri buttati per terra ad Aleppo, perché l'ospedale viene bombardato. Per questo si che dovrebbe fermarsi il mondo. Io sono d'accordo con voi sull'educare lo sguardo e sono d'accordo sul fatto che è un argomento da trattare con molta sensibilità. Se avete piacere di contattarmi tu e Giuditta, sarei molto contenta di poter scambiare due chiacchiere, perché le fotografie belle, nella mia esperienza, ho notato che hanno un impatto molto positivo sulle future mamme. E costituiscono un reale documento d'amore...

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  4. Cara Chiara, grazie del tuo commento. Io non ho nulla contro le fotografie durante il parto, non mi pare di averlo detto. Quello che trovo orribile di questa fotografia è quello che ritrae. Il disappunto di Giuditta è rivolto alle ostetriche, ai medici.... ma anche a tutti gli adulti che di fatto sono complici di questa violenza.
    Il mondo a mio parere dovrebbe fermarsi anche sulla quotidiana violenza che viene esercitata gratuitamente sui neonati e sulle donne. Capisco quello che dici, ma io non trovo più scioccanti le immagini di Aleppo, perchè di fronte a quelle è molto più facile rimanerne sconvolti, mentre di fronte all'ordinaria violenza si può non notarla.
    Giuditta abita a Los Angeles, e il nostro appuntamento annuale è al workshop Loving The Mother, che conduciamo insieme a Ibu Robin Lim e Roberta Plevani. Se tu avessi piacere di partecipare, saremo felici di incontrarti e di parlare con te di tutto questo e del tuo lavoro di birth photography, sicuramente meraviglioso.
    Ciao

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  5. Con immenso piacere verrei al vostro incontro. Ti seguirò per restare aggiornata.

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