foto di Marzia Bisognin, da I Ragazzi del 77 |
Oggi ho incontrato una donna.
E' diventata madre negli anni 70, amava il suo lavoro ed è ritornata a farlo quando i figli avevano appena due settimane.
"Eravamo state educate a pensare che i figli fossero una questione di responsabilità, e per me questo sono stati: una responsabilità. Nessuno mi aveva mai detto che potesse essere un piacere".
E' una donna dolce, che cerca faticosamente di comprendere la grammatica interiore e i rimproveri della figlia che l'ha appena resa nonna.
Ha portato i bambini all'asilo nido quando avevano pochi mesi: li vestiva al mattino presto e gli dava un ricambio per il pomeriggio, poi li accompagnava. Oggi ci sembra un delitto, ma allora funzionava che i bambini venivano vestiti con abiti dell'asilo, ovvero spogliati della loro identità domestica, dei loro odori, delle loro copertine Linus e delle loro usanze, per poi esserne rivestiti al momento del ritiro. Era comodo, e tutti i bambini erano uguali, insomma era democratico e il sistema aveva i suoi pregi, nonostante tutto.
I figli di quella generazione di madri che hanno abdicato ad un ruolo che gli veniva imposto da secoli di asservimento, hanno sofferto di una mancanza, di una sorta di stitichezza affettiva, e accusano giustamente il colpo.
Vorrei dire, a queste giovani madri: vi capisco davvero, ma se oggi potete rivendicare il diritto di godervi il piacere di essere mamme, il piacere e il diritto di difendere la maternità come esperienza esistenziale, lo dovete anche anche a quella generazione di madri che hanno scandalosamente abdicato al ruolo che veniva loro imposto.
Vi capisco, ma siate clementi, oggi non sareste dove siete, se non fosse per loro. Siate clementi.
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