mercoledì 28 novembre 2012

Persone che ci hanno insegnato qualcosa



Dite:  è faticoso frequentare i bambini. Avete ragione.
Poi aggiungete: perché bisogna mettersi al loro livello, abbassarsi, inclinarsi, curvarsi, farsi piccoli.
Ora avete torto.
Non è questo che più stanca. E' piuttosto il fatto di essere obbligati ad innalzarsi fino all'altezza dei loro sentimenti.
Tirarsi,allungarsi,alzarsi sulla punta dei piedi.  Per non ferirli.
Janusz Korczak

Il bambino è un buon esperto della propria vita, diceva Janusz Korczak.
Quando ho letto, molti anni fa, il suo "Diario dal ghetto" la cosa che mi colpì di più fu la sua decisione di parlare ai bambini della morte, anzi di più, di preparare quei bambini alla loro morte. La mettevano in scena, la recitavano, la assaporavano. Ci facevano amicizia.
Credeva fermamente nel rispetto dei bambini, fin dai primi giorni di vita: "soltanto una sconfinata ignoranza e superficialità dello sguardo possono negare l’evidenza che il lattante possiede una individualità ben precisa e determinata, in cui confluiscono temperamento innato, energia, intelletto, senso di benessere ed esperienze vitali".
Osservavando i bambini maturò l'idea che per aiutarli nel loro sviluppo occorre considerarli nella loro interezza, unificando tutti i saperi, dalla medicina alla poesia, dalla pedagogia alla storia.
Oggi, leggendo un'intervista alla scrittrice Joanna Olczak-Ronikier che lo ha conosciuto da bambina, ho avuto la conferma che Janusz era un tipo aspro, uno che quando aveva bisogno di sfogarsi lo faceva senza peli sulla lingua, sostenendo che sfogarsi è un'esigenza naturale dell'uomo. Non mi sono stupita, non ha mai edulcorato le sue parole con certe melenserie.
Morì nel campo di sterminio nazista di Treblinka, insieme a duecento bambini e agli educatori della "Casa dell'Orfano", da lui fondata e diretta per trent'anni a Varsavia. Si è sempre rifiutato di scappare da Varsavia, pur avendone avuto la possibilità.
Ho letto tante volte la descizione leggendaria della marcia di Korczak con gli orfani nel quartiere ebraico verso la Umschlagplatz, con gli stendardi e i canti. L'ho vista anche rievocata in qualche film. Nell'intervista, Joanna dice che invece fu straziante.
Come dubitarne.....
 

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