Ibu Robin Lim & family
Scambio
di embrioni in un ospedale romano. Forse sono coinvolte due coppie, forse
invece sono coinvolte molte coppie. Panico, choc, angoscia, disperazione.
Queste sono le parole che rimbalzano negli articoli che raccontano la vicenda.
Una
fecondazione eterologa non per scelta: sembra fatto apposta, in questo momento.
Invece sono state coinvolte persone inconsapevoli, a causa di un errore umano o forse a causa di vera
cialtroneria diffusa.
Capisco,
capisco ognuna delle parole drammatiche che vengono usate per narrare la
vicenda. Eppure non riesco a non pensare
a questa storia con un sorriso, non riesco a non pensare alle imprevedibili
strade che prende la vita, agli sberleffi del destino, se vogliamo chiamarlo destino, a quanto l’inizio della vita
possa essere davvero speciale, direi persino leggendario.
La
scienza della genetica e le tecnologie biomediche ogni giorno ci aprono conoscenze nuove e
possibilità impensabili fino a pochi anni fa, e siamo molto lontani dal vecchio
mater semper certa est, pater nunquam.
La modernità ci costringe a ripensare il concetto di madre e di quello di
padre, così come del resto ci costringe a ripensare al concetto di natura e di cultura.
I figli non ci appartengono, come non ci
appartengono le persone che amiamo, ma certamente appartengono a noi tutti, come
comunità. Cogliamo questa vicenda come un’occasione per pensare, senza rimpiangere il passato e possibilmente non ascoltando cardinali oscurantisti e rasponi..... in fondo anche Giuseppe fu padre di un figlio non biologicamente suo. E che padre!
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