Opera esposta a Arte Fiera 2013
Medicalizzazione è un termine che viene usato
perlopiù in senso negativo, intendendo un processo di sconfinamento da parte
della medicina, che travalica suoi limiti. Dal dizionario on-line Treccani: medicalizzare, attribuire carattere medico, far
rientrare nella sfera della medicina eventi e manifestazioni ritenuti d’altra
natura, per esempio sociale o psichica.
Oggi la terminologia medica pervade il linguaggio e la
diagnosi ha il sopravvento sulla persona. Le donne che fanno un figlio si ritrovano impregnate
di parole sanitarie e messe sotto osservazione stretta, lo sappiamo e ce lo
ripetiamo fino alla nausea. E qui sgombro
subito il campo da ogni possibile equivoco: non vorrei tornare indietro. La
medicina ha fatto enormi progressi, anche in campo ostetrico, e non solo salva
più vite di quanto potesse fare in passato, ma è in grado anche di migliorare
la qualità della vita e regalare maggiore libertà.
Dunque no, non vorrei tornare indietro, però vorrei
andare avanti.
Vorrei che la gravidanza non fosse svuotata del suo
contenuto psichico, emozionale e spirituale.
Vorrei che fosse narrata da parole
che anche i bambini possano comprendere, parole che appartengano all’universo
della fantasia, della poesia, della convivialità, delle emozioni.
Vorrei che l’addomesticamento a cui assistiamo
lasciasse il posto all’eccentrico e alla creatività.
Vorrei che le donne soffiassero sulle braci ardenti.
Vorrei che quel grande viaggio che è l’accoglienza
di una nuova vita fosse caratterizzato dal desiderio di bellezza e dall’espansione.
Vorrei che sicurezza non facesse rima con
inibizione.
Vorrei che salute facesse rima con piacere.
Vorrei che andare avanti significasse anche tutto questo.
Nessun commento:
Posta un commento