mercoledì 10 dicembre 2014

Il gorgo di Loris


E' stato impossibile sottrarsi al gorgo della vicenda di Loris e della sua mamma.
Mi chiedo perchè quando una donna  uccide il proprio figlio usiamo le parole inconcepibile e contronatura, e lo sgomento ci induce a tacere. Uso il plurale maiestatis, perchè mi sento in buona compagnia. Non abbiamo parole, spiegazioni, accuse, non abbiamo certezze a cui aggrapparci. L'unica àncora è la parola depressione, quel mostro nero che ogni madre ha la possibilità di intuire, anche chi ne è stata sempre lontana. Di fronte a una donna che uccide la sua creatura, se non ci facciamo prendere da un rassicurante "come ha potuto fare una cosa così? Che madre è....? A me non potrebbe mai succedere", proviamo una dolorosa pietà, disarmate al pensiero del gorgo scuro che rende intollerabile un pianto in più, una richiesta in più, un'incombenza in più, disarmate al pensiero di quella profonda solitudine.  Io ho sfiorato quell'abisso, ne ho odorato il terribile fiato.

Quando invece è un uomo a commettere lo stesso gesto, non abbiamo la stessa pietà. Più precisamente io non ho la stessa pietà, e so di sbagliare. A giudicare dai commenti in rete è una cosa piuttosto diffusa, almeno tra le mie cerchie. In quegli omicidi ci vedo la maschia attitudine al sopruso verso il più debole, ci vedo il senso di possesso, l'immaturità, la brutalità, il non distinguere tra compagna e figli (eh già, questo va detto: l'uomo che uccide i figli in genere fa piazza pulita. Moglie e figli). Ma inconcepibile e contronatura sono termini riservati alle donne che uccidono i figli, non agli uomini, che anzi in qualche modo sembra che cedano alla loro barbarie naturale. Ma un dato è incontestabile: in entrambi i casi ci si accanisce su un soggetto debole, un bambino, che non può che soccombere alla nostra forza di adulti. In entrambi i casi insomma si cede a qualcosa di selvaggiamente animale....eh sì, gli animali possono uccidere i figli. Anche questa è natura.


Tutte le madri che hanno ucciso i propri figli parlano di amore. Di quanto li amavano profondamente, visceralmente, teneramente, e non ho ragione di dubitarne. Ma l'amore da solo non basta, e l'amore non è sempre solo buono.

Mamme non si nasce, e tantomeno si nasce papà. Ed è difficile, e ci vuole il sostegno di tutti per imparare questo difficile e straordinario amore che ci carica di responsabilità, che ci mette di fronte a noi stessi come nient'altro, questo difficile amore che davvero è per sempre. 
Ma soprattutto ci vuole il sostegno di tutti per imparare che i figli non sono una nostra proprietà, non sono un pezzo di noi. I figli sono esseri che noi accogliamo, non ci appartengono. Ci vuole il sostegno di tutti per sentire questo compito condiviso.
E mi chiedo: questa difficile accettazione che i figli sono altro da noi, c'entra qualcosa con la pressochè assenza di casi di uccisioni di figli adottivi....?







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