domenica 17 maggio 2015

Il professore e il bebè



La storia è nota, perchè ha fatto il giro del web.
Il professor Sydney Engelberg dell'Università Ebraica di Gerusalemme stava tenendo una lezione, quando il figlio di una studentessa, di pochi mesi, si è messo a piangere. La studentessa ha fatto per alzarsi e uscire dall'aula, ma il professore si è avvicinato a lei, ha preso il bambino in braccio, lo ha calmato e cullandolo ha continuato la sua lezione.
Uno studente ha scattato qualche fotografia, le ha messe on-line e in poche ore hanno fatto il giro del web. 
La banalità del bene, viene da dire.
 "Nessuna madre dovrebbe essere costretta a scegliere tra il suo bambino e una buona formazione scolastica", ha detto il professore ai suoi studenti. Certo in tanti lo dicono, in tanti lo pensano, in tanti scrivono fiumi di parole su questo concetto. Ma è quel gesto a dirci tante cose in più. Ci dice che quel signore pensa che i bambini fanno parte del mondo in cui viviamo, lavoriamo, studiamo, ci divertiamo. Ci dice che possiamo riconoscere e rispondere ai loro bisogni, che sono specifici, senza considerarli una seccatura. Ci dice che non c'è alcun contrasto tra una lezione universitaria e il gesto semplice di cullare un bambino. 
Ci dice che dei bambini non se ne deve occupare solo la madre, in seconda battuta il padre, in terza battuta i nonni e la baby sitter, o altrimenti che se ne stessero a casa loro. Ci dice che quando un neonato si mette a strillare al ristorante, possiamo pensare di renderci utili. Anche solo sorridendo alla madre, anzichè guardarla con l'espressione da perchè non te ne sei stata a casa tua, non si può nemmeno cenare in pace. 


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