lunedì 23 marzo 2015

Figli sintetici e altre superficialità

foto di Sean Dreilinger 




Se ne dicono tante sulla procreazione medicalmente assistita e soprattutto sulla sua manifestazione estrema, ovvero la maternità surrogata, spesso con scarsa o nulla conoscenza.
Anch'io, come tanti, ho sentimenti contrastanti e traballo. Quello che credevo fosse la solida terra sotto i miei piedi, mi accorgo che è solo uno sgabello. Niente è più sicuro, nè quello che sapevo di sapere, nè quello che sapevo di potere fare e non potere fare. Devo imparare parole che non mi fanno risuonare niente, fredde e asettiche, tipo Fivet, GPA, crioconservazione, donatore, portatrice. 

Detto molto in sintesi, rispetto a un passato non lontano è avvenuta la separazione tra sessualità e procreazione. Ovvero possiamo avere rapporti sessuali senza procreare grazie all’uso di contraccettivi sicuri, e possiamo procreare senza avere relazioni sessuali, grazie alla Procreazione Medicalmente Assistita e alla maternità surrogata o Gestazione per Altri (volgarmente detta “utero in affitto”). 

Per farci un’idea dell’estensione della Procreazione Medicalmente Assistita, questi sono i dati della relazione del Ministero della Salute al Parlamento di giugno 2012, sull’anno campione 2010. Sommando tutte le tecniche di PMA:
      Numero di coppie trattate 69.797
      Gravidanze ottenute 15.274
      Nati vivi 12.506

L’ Osservatorio del Turismo Procreativo calcola inoltre che dal 2005 almeno 4 mila coppie all’anno siano andate all’estero per richiedere una PMA eterologa, vietata in Italia dalla legge 40/04.

La Gestazione Per Altri è un fenomeno in crescita, ma mancano dati statistici. Gli aspetti legali variano a seconda dei paesi:
     paesi dove la maternità surrogata è permessa ed esiste una legislazione in materia volta a regolare tutto il processo e a tutelare tutti i soggetti coinvolti
     paesi dove la maternità surrogata è poco regolamentata dalla legislazione pur essendo permessa
     paesi dove la maternità surrogata è vietata

Tutto questo mi fa paura e pure mi affascina. 
Mi fa paura l'allontanamento estremo dalla mia idea di naturalità, anche se so che la strategia degli umani di piegare la natura ai propri fini è vecchia di milioni di anni. Mi fa paura che si possa fare torto a qualcuno, che possa essere l'irreparabile allontanamento tra chi è ricco e chi è povero, mi fa paura lo spettro della mercificazione e lo sfruttamento dei corpi, mi fa paura che fioriscano businnes schifosi.
Però mi affascina la capacità umana di spostare i propri limiti procreativi, proprio come mi affascina l'invenzione del telefono e di internet, degli occhiali che in questo momento mi permettono di leggere quello che sto scrivendo, della chirurgia che ha salvato mia figlia e mio nipote con un cesareo ben fatto, della scrittura che ci consente di conservare la memoria e di trasmetterla.
Mi affascina che spostare questi limiti possa portare gioia, piacere, amore. Che possa generare nuove relazioni tra le persone, tra adulti e adulti, e tra bambini e adulti. Che possa incoraggiare nuove consapevolezze.

Milena Gabanelli apriva con queste parole la puntata di Report che si chiamava Google Baby (20 marzo 2010): "Il mercato può dare un prezzo a tutto? La schiavitù era esecrabile perché considerava gli esseri umani come merce da mettere all’asta. Oggi noi come dobbiamo considerare i nostri corpi? Come averi di cui disporre a piacimento? È un interrogativo ampio e controverso che si pone ogni volta che si parla di compravendita di ovuli, spermatozoi o maternità surrogata. Il mercato non si pone interrogativi morali, le storie le risolve fra un soggetto che compra ed un altro che vende. Quello che non puoi fare nel tuo paese perché magari la legge lo vieta, lo puoi fare da un’altra parte, dove è legale. Su alcune questioni sarebbe auspicabile che ci fosse una linea internazionalmente condivisa. Negli Stati Uniti, in Russia, in India, si affitta l’utero."
E proseguiva la dottoressa Nayna Patel: "Pratico la fecondazione artificiale nello stato indiano del Gujarat. Negli ultimi tempi pratichiamo anche la gravidanza surrogata. Queste sono alcune delle madri disponibili che lavorano con me. Sono tutte donne molto semplici, disponibili, disciplinate e leali… Ed anche molto religiose. Fanno questo lavoro con molta dedizione"



Si vedevano donne tristi, simili a schiave in batteria, pietosamente docili, governate da una maîtresse volgare. Tutte svolgevano questa gravidanza clandestinamente dai loro parenti, familiari e vicini di casa, nascoste per mesi, solo il marito ne era a conoscenza. Si vedevano bambini estratti con un cesareo dalla pancia delle donne che li avevano ospitati nei primi mesi della loro vita, e portati via in fretta e furia per essere consegnati a coppie in attesa nell'altra sala, ovvero i genitori biologici ben stirati e ingioiellati.
Personalmente sono uscita da quella trasmissione sconvolta.



Poi mi sono chiesta "ma è tutto e solo così? Stiamo davvero marciando verso l'ultimo orrore?". 
Mi sono messa a cercare e ho piano piano trovato storie che mi hanno portato ad altre storie e mi hanno aperto altri panorami, altre delicate complessità.
Ho intervistato Elisa, di Famiglie Arcobaleno, che mi ha raccontato tante cose che non sapevo su come funziona la fecondazione eterologa e su come ci si arrangia prendendo aerei, contattando farmacie che lavorano subito di là dal confine italiano, sulle enormi difficoltà e sulla solidarietà e lo scambio di informazioni.
Ho letto l'intervista a Tommaso Giartosio e Gianfranco Goretti e il libro di Claudio Rossi Marcelli sulla loro esperienza di paternità e sulle donne che hanno fatto la gestazione dei loro bambini. Ho letto tante testimonianze e ho incominciato a guardare più da vicino la complessità dei sentimenti e delle relazioni tra tutti i soggetti coinvolti, i legami di affetto, la trasparenza con i bambini a cui viene detta la verità sull'inizio della loro vita, senza segreti né sotterfugi, il continuo interrogarsi su cosa è giusto e cosa no, anche rispetto al tema delicatissimo del denaro. 
Insomma, cose interessanti e belle, senza enfasi e senza retorica. Ne consiglio la lettura, a chi vuole addentrarsi in questo territorio poco conosciuto.
Sì, le testimonianze sono spesso di coppie omosessuali, non perchè siano soprattutto omosessuali coloro che accedono alla procreazione medicalmente assistita, ma perchè loro non potrebbero nasconderlo, nemmeno se lo volessero. E così rivendicano la loro scelta. 
Da parte delle coppie eterosessuali c'è una maggiore difficoltà, un pudore che a volte sconfina in un senso quasi di vergogna, come fosse una sorta di menomazione. Sono avventure monopolizzanti, che richiedono tanta determinazione, e che possono  causare tanto dolore nel caso in cui non vadano a buon fine.




La donna che nella foto sopra tiene in braccio il bambino appena nato è la madre biologica, e l'altra lo ha appena partorito. Entrambi i compagni sono con loro in sala parto. Tamara, la madre biologica, aveva avuto una grave forma di preeclampsia durante la prima gravidanza, il bambino era nato molto prematuro, bisognoso di una lunga terapia intensiva. Per ragioni mediche che non conosco, le hanno detto che avrebbe con ogni probabilità sviluppato la stessa malattia, in caso di una seconda gravidanza. Ha conosciuto l'altra donna, che si è detta disponibile a fare la gravidanza per lei.... e così è stato (foto di Melanie Monroe Rosen)


Sono immagini che raccontano qualcosa di molto diverso da quelle viste su Report, nella puntata Google baby. Qualcosa a cui posso avvicinarmi senza ustionarmi, abbassando ogni armatura protettiva di cui sono dotata. In queste foto vediamo calore, emozione, occhi dentro agli occhi, sorrisi, corpi, bellezza.






Questi invece sono Jérôme e François insieme a Coleen, la donna che li ha resi padri. La regista Delphine Lanson ha seguito tutta la loro storia, e ne ha fatto un documentario: Naître père. Una storia che è un lungo e intenso percorso, perchè contrariamente a quello che alcuni credono, non funziona che basta pagare e ti viene consegnato un frugoletto "strappato dalle braccia della madre".

Si può diventare madri e padri, oggi più di ieri, in tanti modi diversi. Ci sono maggiori opportunità, maggiore conoscenza, maggiore benessere, maggiore libertà. Allo stesso tempo abbiamo perso delle cose, ci mancano le parole per articolare la complessità contemporanea e ci sono problemi etici che si pongono alla nostra coscienza.  Occorre ridefinire che cosa è la natura, che cosa è la cultura, che cosa è la tecnica, che cos’è la famiglia. La psiche e l'immaginario non hanno ancora assorbito, metabolizzato, tanti mutamenti avvenuti in pochi decenni, ma dovremmo imparare a parlarne senza tagliare le cose con la motosega, senza trincerarci dietro pensieri preconfezionati e omologati con quello schieramento ideologico o con quell'altro, senza dire cose per il solo gusto di provocare, e soprattutto ascoltando le storie delle persone.
Mi sembra che le relazioni e la cura delle relazioni possano e debbano essere al centro di questo processo di trasformazione irrevocabilmente in atto, che riguarda il modo in cui si viene al mondo, l'immagine di famiglia e il concetto stesso di filiazione. 

Più si parla di queste cose e meglio è, perchè esistono e ci viviamo in mezzo. Dobbiamo trovare "le parole per dirlo" per poter formare e affinare il nostro pensiero. I linguisti ci dicono che l'uso di una nuova parola raggiunge il suo apice dopo circa trent'anni dalla sua nascita, praticamente il tempo di una generazione umana, e questo ci dice qualcosa anche rispetto al tempo di assimilazione di nuovi concetti: quello che abbiamo conosciuto da bambini diventa il nostro standard di riferimento, quello che tendiamo a considerare "normale" o perlomeno accettabile. 
Noi non possiamo avere risposte certe su quello che è giusto e quello che non lo è, dobbiamo continuare a interrogarci, e lo dobbiamo fare collettivamente, non nella comoda solitudine del nostro spazio privato. Possiamo sicuramente dire che preoccuparci del benessere dei bambini è giusto e anzi è primario, ma cerchiamo di non dare per scontato di sapere già tutto. Possiamo sicuramente dire anche che dobbiamo ascoltare le madri surrogate in maniera più approfondita e non parlare al posto loro.

L'associazione Famiglie Arcobaleno (Associazione Genitori Omosessuali) ha redatto un documento sulla posizione dell'associazione nei riguardi di PMA (Procreazione Medicalmente Assistita) e GPA (Gestazione Per Altri) che è molto interessante per tutti, non solo per le tematiche omosessuali, inequivocabilmente frutto di un lungo lavoro di riflessione collettiva. Leggiamolo, contestiamolo se ci sembra il caso di farlo, ma con cognizione.
Parlarne non può che fare bene a tutti, giacchè il futuro non si costruisce mettendo la testa sotto la sabbia, lasciando che vada come vada, magari vagheggiando un passato sempre da rimpiangere.
E mi sembra che più si regolamentano queste vicende con leggi ispirate a principi di eticità, di tutela dei diritti di tutti i soggetti coinvolti e di rispetto della libertà delle persone, più si evita il Far West, dove chi è più prepotente e ricco vince. 




8 commenti:

  1. Grazie Marzia, condivido parola per parola quello che ha scritto. Ha tracciato un percorso di conoscenza di qualcosa di nuovo, che come come tutte le novità può spaventare e affascinare, con chiarezza e apertura, con sensibilità e intelligenza, equilibrio e giustizia. Anche io faccio parte di Famiglie Arcobaleno, conosco le persone, i testi e i documentari che ha citato e sono a mia volta padre di due gemelli nati con la GPA. Essendo regista ho poi realizzato un documentario "Prima di Tutto" che è andato in onda su Rai tre (doc tre) che è stata anche un po' una risposta a "Google baby" anche se la nostra è una storia raccontata in prima persona e limitata alla nostra esperienza personale. Se le interessa lo può vederlo su questo sito on demand: https://vimeo.com/ondemand/6214 . In ogni caso la ringrazio ancora, vorrei che il mondo fosse fatto di più da persone come lei in grado di mettere in questione le proprie certezze e disposte scomodarsi per capire cosa il mondo ci porta. grazie ancora! Marco

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  2. Grazie Marco di questo commento, davvero. E grazie anche del link al documentario, che non conoscevo. Le "solo" esperienze personali raccontano sempre qualcosa in più. Me lo guarderò tutto stasera

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  3. Mi stupisco che una ostetrica come lei ometta in questo articolo il rapporto madre-figlio che nel caso di maternità surrogata viene completamente ignorato. parlo del rapporto-relazione complessa anche biologica che si ha fra madre e feto durante la gravidanza e la continuazione di questo durante la crescita del neonato.
    Il punto di vista e l'interesse primario del neonato è omesso dal suo articolo.
    L'allattamento la seno quindi non è poi così importante se possiamo togliere un figlio alla madre che l'ha portato per nove mesi?

    Fossi in lei proverei a riscrivere l'articolo dal punto di vista dell'interesse primario del benessere ed equilibrio psico-fisco delle generazioni future che mi pare sia per un'ostetrica un aspetto non secondario.

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  4. caro Anonimo o Anonima, grazie del consiglio. Riguardo all'interesse primario del benessere ed equilibrio psico-fisico delle generazioni future penso che per il suo raggiungimento le cose siano un po' più complesse, proprio come lo è la vita. Ed è questa complessità che ho cercato di guardare.
    In ogni caso io non sono un'ostetrica.

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  5. Complimenti Marzia, mi è piaciuto molto questo articolo, ben documentato e con un pusto di vista tenero e profondo allo stesso tempo. Anche io lavoro da vicino con le donne alla ricerca della maternità, non sono né doula né ostetrica e non ho formazione medica, però conosco molto bene il mondo della procreazione medicalmente assistita...e c'è tanto da scoprire, soprattutto dal lato umano. Un saluto!

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    1. Grazie Giulia, anche se è il tuo pseudonimo. Ho letto il tuo post "Madri surrogate e machismo di fondo", davvero molto interessante il tuo punto di vista di operatrice nel settore. Ma dove vivi, in Spagna?

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  6. Esatto...dove tutto o quasi è possibile (almeno in termini di procreazione assistita)
    :)

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