Jean Michel Folon |
di Marina Testi
Da 4 anni a questa parte, con la nascita di Penelope, sono entrata a far parte di una vera e propria categoria sociale: la mamma. Mi sento ora autorizzata ad essere anche inoccupata professionalmente, tanto sono comunque una mamma che si prende cura dei suoi cuccioli, per giunta piccoli e vicini d'età. E se qualche volta sono al bar a prendere un cappuccino con la brioches sono giustificata: ho pur bisogno di qualche svago "mondano" se sto tutto il tempo con i miei bambini.
Da 4 anni a questa parte, con la nascita di Penelope, sono entrata a far parte di una vera e propria categoria sociale: la mamma. Mi sento ora autorizzata ad essere anche inoccupata professionalmente, tanto sono comunque una mamma che si prende cura dei suoi cuccioli, per giunta piccoli e vicini d'età. E se qualche volta sono al bar a prendere un cappuccino con la brioches sono giustificata: ho pur bisogno di qualche svago "mondano" se sto tutto il tempo con i miei bambini.
Ma tutto ciò non mi soddisfa, a parte il cappuccino con la brioches! Ho preso consapevolezza - dopo quattro anni - che lo status di mamma mi sta dando una nuova visione del mondo e di me stessa. Non mi basta prendermi cura dei miei cuccioli, non mi basta prendermi qualche svago mondano. Voglio essere di nuovo attiva professionalmente, portare il mio contributo di idee e di dedizione, arricchito proprio da questa nuova veste di mamma.
Mi sto cibando di libri e di letture che valorizzano la condizione di mamma. Vi consiglio "La maternità è un master" di Andrea Vitullo e Riccarda Zezza e "Il cervello delle mamme" di Katherine Ellison. Entrambi i libri dimostrano come la genitorialità sia un valore aggiunto per la società e per il mondo del lavoro. Entrambi i testi combattono l'idea di maternità come un qualcosa di privato e da chiudere tra le mura domestiche o al massimo tra le mura di una scuola.
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