lunedì 9 febbraio 2015

Quanto mi manca il Cerchio ...considerazioni sulla nascita e la morte


Paul Gauguin, Da dove veniamo, chi siamo, dove andiamo



Sono Francesca e con Marzia ho partecipato per circa due anni al cerchio che ha ispirato il nome di questo nuovo cerchio virtuale...
Ho imparato a conoscere il potere e la magia del cerchio un po’ alla volta, week-end dopo week-end. Mi sono stupita di quanto la condivisione fosse sincera, creativa e catartica all’interno del nostro cerchio e quando l’ho intuito ho lasciato fluire parole e sensazioni all’interno di esso... senza aspettative, ma ogni volta ho portato con me qualcosa di prezioso: un’idea, un proposito, protezione e conforto, una grande sensazione di sorellanza...
Il cerchio del Master della Scuola dei 1000 giorni si è chiuso lo scorso giugno, ma non senza la possibilità di riaprirsi ogniqualvolta un gruppo di noi partecipanti si è riunito per altri scopi.

In quest’ultimo periodo la mia famiglia ha vissuto una parabola molto delicata e io, che non ho avuto modo di condividerla all’interno del nostro cerchio, ho preferito non farlo in altro modo. Ora che si è conclusa, la condivido volentieri con voi all’interno di questo nuovo cerchio.
La settimana scorsa si è spento il papà di mio marito. E’ successo tutto con molta naturalezza, dopo una malattia che ha preparato lui e noi, la sua famiglia, al momento del trapasso. Gli ultimi due mesi sono stati molto particolari e mi hanno dato modo di riflettere sulla morte e, come sua antitesi, sulla nascita.
Nascita e morte sono due eventi strettamente legati tra loro: non c’è nascita che non si concluda con la morte e vice versa non c’è morte che non abbia avuto una nascita precedente.
Non ho potuto non chiedermi perché due eventi così strettamente legati sono considerati in modo così diverso: il primo celebrato, accolto con gioia e speranza; l’altro sempre più visto con dolore, rassegnazione, totale assenza di aspettative per il futuro, evento da dimenticare, da cancellare il prima possibile.
Forse perché ho vissuto altre esperienze di lutto nella mia vita, ma anche perché credo che ci sia ben altro oltre a quello che vediamo, tocchiamo e scientificamente studiamo, ho imparato a non vedere più la morte come un evento solo tragico, doloroso e ineluttabile.
Ma la morte di mio suocero mi ha portato una consapevolezza nuova: la mia accettazione della morte come evento che fa parte della vita arriva anche dalla mia recente esperienza di operatrice perinatale. Aver a che fare con la nascita, con la nascita intesa come evento grandioso, in cui la forza creatrice della natura si manifesta in tutta la sua potenza, che insieme alla nascita di una nuova creatura porta ad una nuova nascita della donna che la dà alla luce, dà la possibilità a chi vive o condivide questa esperienza di vedere con occhi nuovi molti aspetti della vita e, accanto ad essi, della morte.
Ma anche l’esperienza della nascita non è da tutti: sempre più frequentemente la nascita è vissuta come un evento medicalizzato, costellato da interventi che a vario titolo si prefiggono si salvaguardare la salute del nascituro e di sua madre, ma che, inevitabilmente, fanno perdere la magia, la spontaneità e la potenza dell’evento della nascita.

Non spetta a me dare una risposta, non ne ho i mezzi e nemmeno il titolo...
...però, pongo volentieri un interrogativo.
Non sarà che il progressivo rifiuto della morte e di ‘vivere’ pienamente questa esperienza sia in parte legato al fatto che sempre di meno sappiamo vivere il significato potente della nascita?


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