Pablo Picasso, Maternità |
Da pochi giorni si è chiuso un tempo importante della mia
vita: quello dell’allattamento. Per tre
anni e mezzo ho prodotto e donato il latte ai miei due bambini e da mesi
sentivo il desiderio di prendermi spazi solo miei, ritrovare il mio corpo di
donna, e non solo di madre, respirare una libertà che apparteneva al mio
passato e che volevo ritrovare. Che difficile per me questo passaggio! Voluto e
poi posticipato tante volte fino a che ho preso coscienza, nel mio profondo,
che così andava bene per me, ora.
Ieri ho salutato il mio latte affidandolo
alla terra e ringraziandolo per essere stato con me così tanti anni e aver
nutrito i miei figli con tutta la sua genuinità. Ho versato tante lacrime. Per
me è un altro passaggio nel lasciare andare i miei figli, staccarmi un po’ da
loro, percepire che sono del mondo, appartengono al mondo. Dopo il parto, il
primo grande distacco, ecco che finisce per me questa intimità così forte che
ho avuto con loro nel dargli la tetta come e quando lo volevano.
Non c’ è una
ricetta per come e quando finire di allattare, ogni donna e ogni bambino hanno
il proprio sentire, per me è stata dura e risveglia antichi ricordi di me
bambina, dell’attaccamento verso i miei genitori. Rivivo, guardando i miei
figli, la mia difficoltà a staccarmi dai miei genitori e lo stomaco mi si
contorce. Eppure so che questa scelta è giusta per me. Forse non lo è per loro,
Tobias è arrabbiato, mi vuole e poi mi respinge, affonda la sua manina nel seno
e si addormenta così e mi pare che vada bene anche in questo modo, in fondo. Si
è gettato sul cibo, gode di tanti sapori e continua a corrermi incontro quando
torno dopo un’uscita. Tobias l’ho sempre sentito nella mia sfera, una parte di
me e ora, inevitabilmente, qualcosa cambia e lui si apre anche al papà che
soffriva di questa nostra simbiosi.
Oggi mi sento un pochino nuda, dopo tanti anni di latte, mi
pare che mi manchi una parte. D’altro lato respiro una libertà che mi fa girare
la testa! Non dico che ora me ne andrò sola per il mondo, ma so che potrò
lasciare il mio piccolo anche per qualche notte senza che lui svegli tutto il
vicinato.
Mi viene in mente quella poesia di Gibran, “i tuoi figli non
sono figli tuoi”, appesa sul muro della stanza dei miei, non l’avevo capita
subito quando ero bambina. Oggi la capisco, la faccio mia.
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