sabato 29 dicembre 2012

Ciao ciao 2012 !!!


Tanti auguri 2013 !!!!
.....un bel saluto all'anno che se ne va, con tanti auguri per l'anno che verrà.....!

 Ballata delle 12 Laure
Fausto Fabbri, da un'idea di Erdal Inci

IBFAN risponde

Riporto integralmente la risposta di Paola Negri, presidente di IBFAN ITALIA, in merito alla sponsorizzazione di Popolini al convegno, e anche a tutti i quesiti usciti nel dibattito che ne è seguito. Ringrazio Paola e tutto IBFAN ITALIA per le parole equilibrate, accurate ed esaurienti.
10 Dicembre 2012
Cara Marzia,
con questa nostra lettera vogliamo rispondere ai tanti scambi di e-mail, con te e altre tue colleghe, che si sono susseguiti ultimamente riguardo a rispetto del Codice, doule e sponsorizzazioni. Rispondiamo a te, a seguito di un confronto all'interno del Direttivo di IBFAN Italia, ma il nostro intento è di dare una risposta a tutta la comunità delle doule che si è interrogata sul Codice in questi giorni. E' stato sicuramente uno scambio interessante, nel quale sono emersi vari pareri e punti di vista che hanno stimolato riflessioni e proposte.
Premettiamo che IBFAN Italia tra le sue finalità monitora il rispetto del Codice1 e segnala le sue violazioni: non rilascia “certificazioni” di rispetto o meno del Codice. Può esprimere pareri su singole situazioni circostanziate, ma non stabilisce se una ditta nel suo insieme rispetta il Codice. Semmai fa il contrario: poiché il rispetto del Codice dovrebbe essere la norma, segnala quando una ditta non lo rispetta.

venerdì 28 dicembre 2012

Storia delle doule in Italia - Conclusioni

Dea Madre, Paola Rando


Questa piccola storia che ho scritto, ben poca cosa, vuole essere niente di più che una bussola di orientamento. Ho utilizzato tutte le informazioni di cui disponevo e so bene di avere fatto una carrellata superficiale. Mi scuso con tutte coloro che non si sono sentite rappresentate.
Ricevo molto spesso mail o telefonate di sconosciute aspiranti doule, che mi chiedono come funziona il mondo delle doule italiane, che associazioni ci sono, quali differenze ci sono tra una doula e una educatrice perinatale o una Assistente alla Madre, cosa è meglio e cosa no, cosa devono fare per diventare una figura di questo tipo. Spero dunque che questa breve storia possa avere una funzione di griglia di riferimento, per capirci qualcosa. Ho inserito moltissimi link, affinchè ognuna possa indagare e analizzare le cose a suo piacimento, e farsi un'idea personale.
A queste donne vorrei rispondere come Virginia Mereu:  che ognuna può decidere di intraprendere il cammino che vuole per diventare una doula o comunque desideri definirsi, attivandosi per approfondire la conoscenza dei percorsi formativi disponibili e  scegliendo quello che è più vicino al proprio sentire. Conoscere è importante per poter scegliere. A queste donne vorrei dire anche di ricordare che ci si forma comunque strada facendo, con il tempo e l’esperienza, e che il cammino non è mai concluso.

Questi sono i post dedicati a questa carrellata, clicca sopra per leggerli:

Storia delle doule in Italia - 1
Storia delle doule in Italia - 2
Storia delle doule in Italia - 3
Storia delle doule in Italia - 4
Storia delle doule in Italia - 5
Storia delle doule in Italia - 6
Storia delle doule in Italia - 7
Storia delle doule in Italia - Sbargiuzza

Storia delle doule in Italia - Sbargiuzza

Dea Ishtar


Il mondo italiano delle doule oggi è in grande fermento. Ci sono, oltre alle tre associazioni che hanno attivato scuole di formazione (Ecomondo Doula, Associazione Doule Italia, 13 Doule) associazioni territoriali, più o meno grandi, più o meno attive.
Una delle più dinamiche è Mammadoula, una rete di doule che lavorano tra Roma, Napoli e Ancona. Dicono di sentirsi simili ma non copie conformi l'una per l'altra, e vanno fiere della loro differenza; sono eclettiche e poliglotte. Ma ce ne sono davvero tantissime altre. Ci sono anche  associazioni che raggruppano diverse figure che operano nell'ambito della nascita, all'interno delle quali ci sono anche delle doule. Tra queste cito L'Abbraccio di Chieri, non per particolari meriti, ma semplicemente perchè Federica Aicardi è mia amica.....perdonatemi questa debolezza. 

martedì 11 dicembre 2012

Storia delle doule in Italia - 7

Madonna del latte, Fra Fedele di S.Biagio - sec. XVIII




Il progetto dell'associazione 13 Doule nasce da un gruppo di donne e madri che si sono formate insieme alla Scuola delle Doule  di Bassano del Grappa.
La filosofia alla base dello stile di maternato ha unito queste donne fin da subito e il loro legame si è rinforzato durante il percorso formativo. In breve hanno deciso di unire le loro competenze e di mettersi a disposizione di altre donne. L'allattamento  al seno fa parte delle esperienze personali di ognuna di loro,
desiderano proteggere la diade madre-bambino favorendo un accudimento ad alto contatto e trasmettono tutte le informazioni più aggiornate in merito all’allattamento al seno.
Le 13 Doule sostengono e promuovono il rispetto del Codice Internazionale per la Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno, che è stato elaborato dall’OMS e dall’UNICEF e approvato nel 1981 dall'Assemblea Mondiale della Sanità e dalle più importanti compagnie produttrici di alimenti per l'infanzia, allo scopo di assicurare che la pubblicità di prodotti commerciali non possa competere con la promozione dell'allattamento. 
L'associazione lavora in rete con la Farmacia Pozzi , una farmacia che aderisce al progetto Farmacia Amica dell'Allattamento Materno (ideato da Il Melograno e sperimentato a lungo da un farmacista veronese, il progetto Farmacia Amica dell’Allattamento Materno si avvale di un protocollo costituito da indicazioni che affidano ai farmacisti un ruolo importante nella tutela e nel sostegno dell’allattamento) e PARLATTANDO, nome che si è dato un gruppo di mamme che si ritrovano in un bar della città due volte al mese. Questo lavoro di squadra fa sì che  la mamma e il bambino vengano accolti dalla comunità rispecchiando il proverbio "per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio".
Dal 2012 è attivo un percorso per diventare Doula, presso la sede dell'associazione a Bassano del Grappa.
Si tratta di un viaggio di nove mesi, guidato da vari professionisti con saperi, conoscenze, abilità diverse, accumunati dalla medesima unità di intenti. Fondamenti del percorso formativo sono la riscoperta della propria consapevolezza per poter essere Doula e l’ acquisizione di strumenti e conoscenze per poter fare la Doula.
Le 13 Doule sono molto attive non solo sul territorio, ma anche sul web. La loro pagina Facebook è sempre aggiornata e ricca di notizie, anche internazionali, hanno un canale You Tube e sono l'unica associazione di doule italiana ad essere presente su Twitter.

Alla prossima puntata !

lunedì 10 dicembre 2012

Storia delle doule in Italia - 6

Nascita di Afrodite, Trono Ludovisi



L'Associazione Doule Italia (ADI) è nata a Milano dall'incontro di tre donne: Martina Bubola, Laura Verdi e Simonetta Verdi.  Queste donne, attraverso diversi percorsi personali, hanno maturato la consapevolezza che la storia di un individuo inizia ancor prima del concepimento e che, dalle parole delle fondatrici, “diventa quindi di vitale importanza, poiché fulcro di tutta l'esistenza, dedicare maggiore consapevolezza alla cura e all’attenzione al tempo della gravidanza, al travaglio, al parto, alla fase del puerperio,  per arrivare fino  all'anno di vita del bambino/a,  al divenire genitori”.
Il loro desiderio è incentivare buone pratiche di maternage, rispettare il concetto del continuum e preservare l’avvio di una buona relazione.

Storia delle doule in Italia - 5


Les Grandes Baigneuses, Paul Cezanne

Dall’amicizia tra Emanuela Geraci e Maria Grazia Biagini nasce nel 2007 la Scuola delle Doule
Le due si erano conosciute a una festa di primavera e si erano piaciute. Emanuela ha una formazione di counselor e biotransenergetica ed era fortemente motivata a lavorare nel mondo perinatale.  Maria Grazia è un'ostetrica che prima del diploma universitario ha seguito la scuola di Verena Schmid  Il Marsupio diventata poi Scuola Elementale di Arte Ostetrica, che frequenta tuttora. Entrambe hanno collaborato con l'Associazione Le Dieci Lune di Pisa.
La Scuola delle Doule è partita con appena quattro iscritte, la tradizione ci riporta incontri in soffitta in mezzo a un uliveto, a Calci. Nel tempo la scuola è cresciuta e la sua caratteristica è di essere itinerante, ovvero si attiva là dove c’è richiesta.

domenica 9 dicembre 2012

Storia delle doule in Italia - 4




Dea dei serpenti - Civiltà minoica



Michel Odent fin dai primi libri che ha scritto ha caldeggiato l'affiancamento della partoriente a una donna di esperienza. 
"In tutto il mondo ci sono donne che cercano di correggere l'atteggiamento intellettuale predominante. La forma di reazione più concreta è stata quella adottata, nei paesi di lingua inglese, dalle childbirth educators, le educatrici perinatali. Sono in primo luogo madri, senza diplomi particolari: dopo aver messo al mondo i propri figli sentono il bisogno di far profittare altri della loro esperienza. Organizzano incontri, spesso in casa propria. In genere non si impicciano di basi teoriche, anche quando credono che sia utile affidarsi a questa o quella scuola. L'atteggiamento di molte di loro oggi si avvicina di più al termine educazione che al termine preparazione e insegnamento: in una società caratterizzata da piccole famiglie nucleari e dalla nascita in ospedale, soddisfano le esigenze sociali delle donne incinte, il loro bisogno di incontrare altre donne incinte, altre madri, altri neonati. Esercitano il ruolo educativo che toccava tradizionalmente alla madre, alle zie, alle donne della generazione precedente. Colmano il fossato, caratteristico del nostro secolo, che tende a separare due generazioni di madri". (M.Odent, Il bebè è un mammifero - RED Edizioni, 1992)

lunedì 3 dicembre 2012

Storia delle doule in Italia - 3



 Gino Severini, Maternità




Virginia Mereu è stata la prima ad essersi definita doula, la prima a chiamare così la propria professione nel panorama italiano Nel suo sito offre comunque ampia libertà di scelta, e sembra dire "chiamatemi doula, o aiuto madre, o educatrice perinatale, chiamatemi come volete, tanto è la sostanza che conta".

sabato 1 dicembre 2012

Storia delle doule in Italia - 2

foto di Massimo Stragapede




Piera Maghella, dopo dieci di anni di permanenza in Inghilterra, aveva fondato nel 1985 il Movimento Italiano Parto Attivo (Mipa) espressione italiana dell'Active Birth Movement, nato negli anni '70 a Londra. 
E dunque, all'inizio degli anni 90 il Mipa organizzò dei corsi di formazione per doule, alcuni anche con la presenza di Marshall e Phyllis Klaus. L’iniziativa venne però molto, ma proprio molto, osteggiata dagli organi istituzionali delle ostetriche, così il Mipa decise di concentrarsi solo sull'educazione perinatale, continuando a fare quello che aveva sempre fatto e che fa tuttora, ovvero formare operatrici e operatori consapevoli che il percorso nascita è un evento  che coinvolge profondamente il corpo, le relazioni e la cultura nel quale avviene. I corsi, tematici ed esperienziali, comprendono lavoro corporeo, acquaticità, metodologia per la conduzione di gruppi di accompagnamento alla nascita, allattamento, sostegno nel dopo parto e fino al primo anno di vita del bambino.

venerdì 30 novembre 2012

Storia delle doule in Italia - 1




disegni del paleolitico, Cueva de las manas, Argentina


Mi è capitato, in questi giorni, di dover assemblare una sorta di storia delle doule in Italia per una autrice inglese di cui è prossima la traduzione  italiana. Ne è venuto fuori una specie di Bignami che mi ha messo l’acquolina in bocca. E allora voglio raccontarla anche qui questa storia, con un poco più di respiro.  La intesserò pezzetto dopo pezzetto, seguendo il mio gusto personale e il materiale di cui dispongo, ma senza lavorare di fantasia.
La figura della doula, così come si è prefigurata alle origini negli Stati Uniti con il lavoro di  Marshall e Phyllis Klaus, è strettamente legata al momento del parto e immediato post parto. Ma il prendersi cura della donna che diventa madre, dell’accudire la mamma affinchè  lei possa accudire il nuovo nato, dell’accompagnamento empatico, è un’arte esercitata anche da figure che hanno altri nomi, altre definizioni che non “doula”. 

mercoledì 28 novembre 2012

Persone che ci hanno insegnato qualcosa



Dite:  è faticoso frequentare i bambini. Avete ragione.
Poi aggiungete: perché bisogna mettersi al loro livello, abbassarsi, inclinarsi, curvarsi, farsi piccoli.
Ora avete torto.
Non è questo che più stanca. E' piuttosto il fatto di essere obbligati ad innalzarsi fino all'altezza dei loro sentimenti.
Tirarsi,allungarsi,alzarsi sulla punta dei piedi.  Per non ferirli.
Janusz Korczak

Il bambino è un buon esperto della propria vita, diceva Janusz Korczak.
Quando ho letto, molti anni fa, il suo "Diario dal ghetto" la cosa che mi colpì di più fu la sua decisione di parlare ai bambini della morte, anzi di più, di preparare quei bambini alla loro morte. La mettevano in scena, la recitavano, la assaporavano. Ci facevano amicizia.
Credeva fermamente nel rispetto dei bambini, fin dai primi giorni di vita: "soltanto una sconfinata ignoranza e superficialità dello sguardo possono negare l’evidenza che il lattante possiede una individualità ben precisa e determinata, in cui confluiscono temperamento innato, energia, intelletto, senso di benessere ed esperienze vitali".
Osservavando i bambini maturò l'idea che per aiutarli nel loro sviluppo occorre considerarli nella loro interezza, unificando tutti i saperi, dalla medicina alla poesia, dalla pedagogia alla storia.
Oggi, leggendo un'intervista alla scrittrice Joanna Olczak-Ronikier che lo ha conosciuto da bambina, ho avuto la conferma che Janusz era un tipo aspro, uno che quando aveva bisogno di sfogarsi lo faceva senza peli sulla lingua, sostenendo che sfogarsi è un'esigenza naturale dell'uomo. Non mi sono stupita, non ha mai edulcorato le sue parole con certe melenserie.
Morì nel campo di sterminio nazista di Treblinka, insieme a duecento bambini e agli educatori della "Casa dell'Orfano", da lui fondata e diretta per trent'anni a Varsavia. Si è sempre rifiutato di scappare da Varsavia, pur avendone avuto la possibilità.
Ho letto tante volte la descizione leggendaria della marcia di Korczak con gli orfani nel quartiere ebraico verso la Umschlagplatz, con gli stendardi e i canti. L'ho vista anche rievocata in qualche film. Nell'intervista, Joanna dice che invece fu straziante.
Come dubitarne.....
 

lunedì 26 novembre 2012

Giocare alla mamma


Un paio di giorni fa sono stata a guardare una bambina di tre anni e mezzo che giocava. Come tante bambine di tutti i tempi e di tutte le latitudini, giocava a imitare la mamma.
Ha sistemato un cuscino in verticale e davanti ci ha messo un puzzle rettangolare perfettamente montato, poi si è sistemata un panchetto davanti e si è seduta.
"Questo è il mio computer, non lo toccare" mi ha detto, e si è messa a ticchettare su tasti immaginari nel puzzle-tastiera, guardando il cuscino-schermo. Poi ha preso un bastoncino e si è messa a tracciare strani geroglifici sul tavolo, accanto all'immaginaria tastiera.
"Che stai facendo?" le ho chiesto
"Disegno una mappa. Dopo devo andare a una riunione"
Poi si è alzata, ha preso il suo biciclino, ha salutato con la mano e ha gridato:
"Ciao, io vado a Bologna" ed è scomparsa nel corridoio.
Ai miei tempi, giocare a imitare la mamma voleva dire cucinare, cullare un bambolotto, cambiare i vestitini a Ciccibum, andare a fare la spesa. Anche chi era figlia di una donna che lavorava, nello spazio domestico erano queste le principali attività della mamma.
Decisamente, i tempi sono cambiati.

giovedì 22 novembre 2012

In attesa...



Nel mio post precedente, avevo riportato parole che mi erano state scritte in una mail privata.
Mi assumo dunque, per quanto riguarda il catalogo Popolini, la responsabilità delle cose che asserisco.
Resto in attesa di un comunicato da parte di Ibfan Italia, l’associazione che si propone di far avvenire miglioramenti duraturi nelle pratiche alimentari di neonati e bambini e che inoltre si propone di vigilare sul rispetto del Codice OMS/Unicef, per sapere se il catalogo Popolini costituisce una violazione del codice oppure no.
Sottolineo che io condivido il Codice. Però, come tutti i Codici del mondo, anche questo è ovviamente interpretabile, in maniera più o meno dogmatica. Conosco tante persone che rispettano il Codice, che proteggono l'allattamento e che lo interpretano in maniera sensibilmente diversa.
Semplicemente non credo che produrre biberon, o metterli in un catalogo, sia una violazione. E mi chiedo quale possa essere una vendita "etica". Una promozione che coniughi il diritto all'informazione alla protezione da marketing aggressivi.

mercoledì 21 novembre 2012

Violazione del Codice

foto di Fausto Fabbri

Al primo convegno nazionale delle doule abbiamo avuto, come sostenitori del progetto,  Popolini e Finethic
Era nostro preciso impegno non accettare sponsor che violassero il Codice OMS/Unicef, come del resto è impegno del mio blog. Dunque, Finethic e Popolini ci sono sembrati perfetti.
A distanza di un mese però, un'associazione particolarmente competente e attenta sull'argomento, ci ha comunicato di essersi accorta che Popolini viola il Codice, in quanto nel loro catalogo si possono vedere i ciucci e i biberon Mollis e Medela.
E' stato un brutto colpo, fa delle cose così belle Popolini...Ci siamo scusate per l'errore, ripromettendoci di fare più attenzione.
Nel frattempo però, visto che i messaggi sulla violazione erano stati su un gruppo facebook, ho ricevuto molti messaggi, sia pubblici che privati, sull'argomento, e così ho deciso di approfondire e di aprire una discussione.

martedì 13 novembre 2012

Parla come mangi




Le parole che si usano fanno cultura, e al tempo stesso sono i segni rivelatori della cultura di una società.
Il linguaggio medico-scientifico o tecnico che dir si voglia, è sempre più onnipresente, anche quando si parla di gravidanza, nascita, maternità.  E' questo il linguaggio privilegiato, l'unico che sembri dare il patentino di "serietà" a ciò che si sta dicendo. Si parla di evidenze scientifiche, di protocolli, di psicoprofilassi, di continuità assistenziale, di picchi di ormoni, di tabelle di crescita.

Abbiamo baccagliato tanto per affermare che la gravidanza non è una malattia, che è un'esperienza che coinvolge il corpo, le emozioni, gli affetti e la cultura nella quale avviene. Che è opportuno che il concetto di salute  coincida con il concetto di benessere. Che nemmeno il neonato è un malato, se è sano.  Che insomma mamma in attesa e successivo bebè non sono da trattare con strumenti solo sanitari.
E invece eccoci qua, immersi in un linguaggio che istintivamente associamo alla malattia o comunque a qualcosa di molto lontano dalla vita normale, quella piena di odori, sapori e colori, piena di bellezza e piena di difetti. Quella vita nutrita dalle relazioni, e anche addolorata dalle relazioni.
Gli stessi promotori della  fisiologia usano questo linguaggio, perchè altrimenti non sembrano concetti sufficientemente seri, credibili, scientifici.
La ricerca scientifica dovrebbe essere quel metodo tenuto in vita dal dubbio, dunque dalla capacità di mettere in crisi le proprie teorie e scoperte, per potere continuare a ricercare. Ma noi umani siamo esseri bisognosi di certezze, e quanto più ci sentiamo vulnerabili, tanto più ne abbiamo bisogno. Così le "evidenze scientifiche" diventano verità assolute, anzi di più: diventano prescrizioni.
Non potremmo provare ad usare un altro linguaggio?

domenica 21 ottobre 2012

Immagini che disturbano

 foto di Bladeflyer

Sarei proprio curiosa di sapere perchè i cittadini di Ilfracombe, nel Devon, si sono tanto arrabbiati per la statua di Damien Hirst che campeggia sul lungomare. Tanto da fare una raccolta di firme per la sua rimozione, definendola "qualcosa di oltraggioso, mostruoso, immorale e irrispettoso".
L'oggetto che disturba è una scultura in bronzo che rappresenta una donna incinta, molto incinta, che con un braccio alzato brandisce una spada. La donna è nuda, e ha il lato sinistro scarnificato, come negli atlanti anatomici: si vedono teschio, ghiandole mammarie, muscoli, tendini, feto in posizione cefalica con cordone ombelicale ben in vista.
I giornalisti la definiscono "provocatoria". Mi chiedo: hanno fatto tutti un copia incolla, o lo pensano davvero in tanti?
E' forse per via di quel lato destro spolpato,  crudo e poco poetico, che ci ricorda che sotto le belle sembianze siamo un insieme di muscoli, tendini e ossa?  Che sotto le belle sembianze siamo esseri destinati alla scarnificazione della morte?
E se questa è la ragione del disturbo,  mi chiedo,  i sensibili cittadini di Ilfracombe  avrebbero protestato anche se la scultura avesse rappresentato un uomo o anche una donna,  ma non incinta?  Forse no, come se il corpo materno dovesse essere incorruttibile.

O è forse quel feto denudato dell'utero protettivo che disturba?  Eppure ormai vediamo negli album di famiglia campeggiare foto di ecografie fatte in gravidanza: minuscoli esseri in bianco e nero, immagini smaterializzate che materializzano sogni, desideri e paure.
Oppure è quella spada impugnata con forza e alzata verso il cielo a disturbare tanto?
Fuochino fuochino, forse ci siamo.
Lo stereotipo vuole che la donna, specie se madre, sia accogliente, morbida, non violenta, capace di donare solo amore e accudimento. La spada, secondo questo stereotipo, sarebbe tutta maschile. "Ho un maschile molto forte" dicono certe donne per spiegare la propria aggressività. Come se la vita non nascesse dal corpo delle donne anche con un atto di forza, potente come un colpo di spada.
Eppure Artemide era dea della caccia e dea protettrice del parto. Aiutò la madre a partorire il gemello Apollo, e poi visse immersa nella purezza dei boschi, sensibile e indomabile come un animale selvatico, con l'arco e le frecce in mano. No, non era una femmina addomesticata alla cura del focolare. E anche la Madre Terra che spesso nominiamo invano, ci sorprende con l'imprevedibiltà catastrofica dei terremoti, delle alluvioni e degli smottamenti che rendono vane le fondamenta delle case.
E cosa vogliamo dire dire della madre leonessa ? Qualcuno ha mai provato ad andare a disturbarle i cuccioli, per vedere quanto è accogliente?
Si rassegnino gli abitanti di Ilfracombe, e i giornalisti avezzi al copia incolla: le femmine sanno anche impugnare la spada.
Forse non è nulla di tutto questo, forse è solo che la scultura deturpa il paesaggio, oppure che il signor Damien Hirst è un'artista proprio antipatico. A me comunque piacerebbe svegliarmi alla mattina,  affacciarmi alla finestra e vedere la donna gravida in bronzo,  la pancia rivolta al mare nella luce livida del mattino,  e il braccio alzato che impugna la spada. 
Beh sì,  possibilmente la vorrei vedere dal lato sinistro.

martedì 2 ottobre 2012

Festa dei nonni


 foto di Maria Mazzoli

Oggi 2 ottobre è la festa dei nonni, "una ricorrenza civile introdotta in Italia con la Legge 159 del 31 luglio 2005, quale momento per celebrare l'importanza del ruolo svolto dai nonni all'interno delle famiglie e della società in generale", come recita Wikipedia.
Vabbè, dovrei essere contenta, è la mia festa, anche se sono un po' risentita dal mancato doodle speciale di Google.
Però ho un senso di spaesamento, e cercherò di spiegarmi.
Normalmente, quando si parla di sessantenni e oltre, oggigiorno si mette in luce il loro dinamismo e la loro voglia di vivere, in controtendenza con i loro coevi di qualche decennio fa. I neurobiologi ci hanno spiegato che i neuroni si rigenerano sempre, fioriscono università per la terza età, le agenzie di viaggio si specializzano in offerte per arzilli pensionati, la chirurgia plastica concella i segni dell'età dai volti e persino dai genitali, si aborre la parola "anziani".

In contemporanea, quando si parla dei Nonni con la N maiuscola, eccoli tutti diventare degli assennati e tranquilli anziani, con il sorriso bonario e tanta pazienza, sempre disponibili. L'iconografia li prevede rigorosamente in coppia, mica si separano loro, seduti mano nella mano nella panchina del parco, sul viale del tramonto della loro vita. Nonni che non hanno altro da fare che stare con gli amati nipotini, raccontando loro storie del mondo che fu.
Si dice che siano insostituibili nella vita delle famiglie, vuoi perchè i posti al Nido non ci sono, vuoi perchè comunque costano troppo, vuoi perchè si preferisce "rimanere in famiglia". Parrebbe un idillio, quello del triangolo genitori-nonni-nipoti, e invece ecco i malefici forum di mamme esasperate da madri e suocere invadenti e giudicanti. Avranno le loro buone ragioni.
Ed ecco in risposta le esortazioni a non entrare in conflitto con i nonni, a rispettare le loro relazioni con i nipoti, l'importanza del loro ruolo nel trasmettere il sapere. E del resto non sono pochi i nonni che si fanno carico interamente dei nipoti.
Poi non possiamo dimenticare tutti quei nonni che i loro nipoti li vedono più su Skype che in carne ed ossa.
Intendiamoci, le contraddizioni sono il sale o, per meglio dire, sono il motore stesso della vita. Nonni dinamici e assetati di vita sono anche felicemente nonni di felici nipoti. Nonni visibili solo nello schermo del computer hanno i loro momenti di gloria. Nonni gentili e amorosi possono anche essere invadenti. Madri e padri altrettanto amorosi possono anche essere ostili per egoismo.
Mi piacerebbe che questa festa dei nonni potesse essere l'occasione per riflettere su su tutte queste contraddizioni. E per noi doule in particolare, visto che ci definiamo come coloro che fanno da madre alla madre e visto che entriamo nelle case e nei delicati equilibri familiari in un momento speciale: quando nasce un bambino nasce una madre, nasce un padre e nascono pure i nonni.
Poichè Google stamattina mi ha molto deluso, per festeggiare tutti i nonni concludo raccontando una bella storia.
Il mio nipote più piccolo ha cinque anni, adora giocare con i videogiochi on-line, però è piccolo e chiede continuamente supporto. Io non glielo do mai, perchè detesto i videogiochi e soprattutto non ci so giocare. Ogni volta è una lite, e lo ammorbo con il rosario del "ma perchè non fai altri giochi, tra poco spegni che non mi piace che stai inchiodato davanti a uno schermo, è inutile che lo chiedi a me, quando ero piccola questi giochi non esistevano nemmeno, io non ci capisco niente, non potresti giocare con i Lego".
Poi un giorno mi chiede solo di guardare perchè non funziona un certo tasto. Vado a vedere, e cerco di decifrare il meccanismo del gioco, che prevede di fare incontrare due panda attraverso complicate geometrie. Prima mi incuriosisco, provo a capire come funziona, poi mi appassiono. Spingo mio nipote via dalla sedia e mi metto a giocare. Lui si siede accanto, e insieme discutiamo le strategie. Dopo due ore arrivo al trentanovesimo livello del gioco, e lui ogni volta esulta, gridando forte.
Finchè sbotta in un "anch'io voglio diventare una nonna come te!", a squarciagola.
Son soddisfazioni!

domenica 30 settembre 2012

Latte che scorre


Allattare, se lo si fa per il piacere di farlo, è una festa dei sensi. Una delizia, un godimento da condividere con quell’animaletto gustoso e voluttuoso che è un lattante.
Allattare, se lo si fa per il piacere di farlo, è una gran soddisfazione.
E' comodo, perchè lo si può fare ovunque, ai giardini e alla fermata del bus.
E' veicolo di libertà, perchè consente di muoversi senza orpelli da portarsi dietro, in qualsiasi momento.
Allattare, se lo si fa per il piacere di farlo, è un vero spasso.
Diciamolo, nella Settimana Mondiale dell’Allattamento.

martedì 25 settembre 2012

Primo Convegno Nazionale delle Doule


13 ottobre 2012 a Bologna

Il mondo contemporaneo ci sta insegnando che il sapere collettivo vale di più di quello individuale, e che vale di più se è vario, ovvero se proviene da saperi ed esperienze diverse.
Molte di noi doule sono attive e traboccanti di spirito d’iniziativa, altre invece patiscono la solitudine e il mancato riconoscimento sociale della propria figura professionale. Abbiamo tutte bisogno di sentire un terreno solido sotto i piedi, di sapere che pur essendo tutte diverse, pur se geograficamente lontane, possiamo essere forti della nostra unione e avere dei progetti comuni da portare avanti. Sentiamo il desiderio di conoscerci meglio tra noi, per guardarci in faccia, per scambiarci esperienze, pensieri e realtà inevitabilmente diversi. Senza dovere rinunciare alla nostra appartenenza ad associazioni già esistenti, il progetto del convegno si propone di trovare un terreno di confronto comune e di individuare delle linee di condotta per il futuro, al fine di tessere una rete solida tra noi.

 In occasione del nostro convegno,
Ibu Robin Lim ha inviato un prezioso messaggio a tutte le doule

Per vedere la versione completa, con Niccolò Giovannini, clicca qui

 Qui il sito del Convegno

lunedì 24 settembre 2012

Le favole dei nove mesi




"C'era una volta una strega che abitava in una capanna in mezzo al bosco, vicino ad un vecchio castagno secolare tutto torto e ritorto. Questa strega  qui non era bella nè brutta, nè vecchia, nè giovane, nè buona, nè cattiva.
E aveva una specialità, sapeva prendersi cura delle donne quando la vita cresceva dentro di loro".
Inizia così Le favole dei nove mesi di Emanuela Geraci, un libro delizioso da sbocconcellare con gusto, piano piano, come un buon pasticcino.
Sono fiabe vere, con tutto il repertorio di misteri, magie, paure, episodi cruenti, prove iniziatiche, metafore che non hanno niente di edulcorato o di nostalgico. Il tema centrale è il divenire madre, ossia quel tema che molto raramente riesce a entrare nella letteratura, quasi che non ne avesse la giusta statura.
Emanuela narra di nausee che indeboliscono le ossa e la volontà, di bambini che spiccano un balzo dai cieli e cadono stralunati sulla terra, di donne intrepide e spaccone, ma anche di donne spaventate e rabbiose. Ci stuzzica con tanto cibo profumato e appetitoso, con birra al miele, focacce, tisane allo zenzero, ricottine, pane appena sfornato. E ci fa ridere con tanta ironia e irriverenza.
Ah.... dimenticavo, Emanuela è una doula!

domenica 16 settembre 2012

La sindrome


Ho letto questo racconto che consiglio a tutti, mica inventato, come dichiara l'autrice, e non ho motivo di dubitarne.
Mi piacerebbe poter dire "ma dai, che fantasia!", invece le credo senza difficoltà. E se i responsi dei medici delle prime due strutture a cui questi genitori si sono rivolti, e la superficialità con cui hanno trattato il caso, e i tempi biblici per dare un responso, se insomma tutte queste cose mi indignano, quello che più mi fa pensare è la concezione patologizzata in cui viviamo immersi come olive nella salamoia. Di certo la maestra era in buona fede, sinceramente preoccupata.

Se un bambino è intelligente, chiuso e pedante, si pensa a una sindrome di Asperger. Se è un terremoto ha di certo la sindrome ipercinetica. Se vive tra le nuvole ha un deficit d'attenzione. Se un'adolescente mangia poco e assomiglia a una scopa vestita, oddio sarà anoressica. Se divora pasticcini e panini, sarà mica bulimica? Ho sentito dire, da un'infermiera di un reparto maternità, a una donna con un neonato di due giorni che il suo bambino aveva la "tipica sindrome di rifiuto del seno". Se una donna piange spesso durante il puerperio, ha la depressione pstpartum.
Conosciamo meglio il significato di queste parole che definiscono patologie, piuttosto che parole antiquate come malinconia, ardore, tristezza,  eccitazione, svogliatezza, inquietudine.
Mi viene in mente un racconto di Michel Tournier che il mio amico Maurizio mi regalò tanti anni fa. Un delizioso libricino ben rilegato, dal titolo "Un bebè sulla paglia", che narra di come il Presidente francese sia preoccupato della medicomania che affligge il paese. Ovvero della tendenza delle persone a pensarsi come un cumulo di patologie, sempre più dipendenti da farmaci e terapie, tanto da rischiare di dilapidare l'intero patrimonio della nazione in spese sanitarie. Il Presidente decide di rivolgersi al vecchio medico di campagna che lo aveva curato da bambino, e che era presente alla sua nascita, per chiedergli come, a suo parere, si possa risolvere questo problema.
Il vecchi medico risponde al Presidente, con una lettera bellissima che non posso trascrivere per intero, altrimenti mi si inceppano le dita sulla tastiera, nella quale identifica la causa di tale medicomania, clinicomania, farmacomania, nell'usanza di far nascere i bambini, anche quando non ce ne sarebbe motivo, in mezzo a odori di disinfettanti, rumori di strumentazioni elettroniche, circondati da persone in camice e col volto coperto da una mascherina antisettica. La lettera si conclude più o meno così: "La nascita, l’amore e la morte, non son malattie. Sono le tre grandi articolazioni dell’umano destino. Non è opportuno  che i medici se le accapparrino. Cominciamo dunque a liberare le nascite dai miasmi farmaceutici che le avvelenano. Ecco ciò che propongo. Quando una donna sarà sul punto di diventare madre,sceglierà da sé, con la stessa libertà con cui sceglie il nome del bambino, l’ambiente naturale in cui desidera partorire e, di conseguenza, l’impronta natale che riceverà il suo bambino. Si farà di tutto perchè abbia una possibilità di scelta praticamente illimitata".
Un  racconto delizioso, disseminato di piccole perle di saggezza, che arrivano dritte al cuore, come solo gli sguardi ingenui sanno fare.


giovedì 13 settembre 2012

Famiglia


Norvegia, 1890-1900
Quando un bambino viene alla luce, se è fortunato troverà una famiglia ad accoglierlo. Oppure sarà lui stesso ad esserne il catalizzatore. Ma che cos’è una famiglia?
Le famiglie sono molto diverse tra loro. Per il modo in cui sono andate formandosi, innanzitutto, ma anche per stile di vita e consuetudini.

lunedì 27 agosto 2012

Latte impuro

Vecchia pubblicità del latte Nestlè, in cui si spiega come il latte materno sia una delle principali cause di malattia dei neonati

I medici hanno studiato, hanno sostenuto tanti esami e insomma ne sanno.
Per questo, quando mi sono trovata davanti al dottore che stava visitando una puerpera con ingorgo mammario e gli ho sentito dire "prenda gli antibiotici che le prescrivo, altrimenti si trasforma in mastite, e se si trasforma in mastite deve smettere di allattare" non ho potuto fare a meno di intervenire.
"Veramente con la mastite si può continuare ad allattare. Non lo dico io e nemmeno la Leche League, ma il Centro di Senologia dell'ospedale Bellaria". Questo Centro, per chi non lo sapesse, è un'autorità in materia, mica una setta di fanatici. Lui si è seccato assai, e ha fatto una descrizione splatter di seni che gocciolano latte purulento, infettando il neonato.
Mi sono risparmiata di chiedergli come mai prescrivesse antibiotici a scopo preventivo, visto che per sua stessa diagnosi si trattava di ingorgo mammario e non di mastite. Mi sono risparmiata anche di chiedergli se usasse sempre argomentazioni tanto rassicuranti per incoraggiare le puerpere.
Ma, almeno sapere che con la mastite si può allattare...

sabato 25 agosto 2012

Mamme in rete




di Marzia Bisognin

Da ormai diversi anni il mezzo più utilizzato per avere informazioni aggiornate è il World Wide Web, che comunemente chiamiamo Internet. Se cerchiamo di sapere qualcosa, incominciamo digitando un paio di parole chiave su Google (oltre l’85 % delle ricerche vengono fatte attraverso questo motore di ricerca).
Con l'avvento del cosiddetto Web 2.0 è diventato anche luogo per scambiarsi attivamente notizie, esprimere opinioni, chiedere e dispensare consigli, cazzeggiare, far circolare bufale inverosimili e trovare persone che condividono le stesse manie o gli stessi problemi. 
Siti web, social network, blog e forum sono una fonte inesauribile di scambi, e risate tra un tasto e l'altro, ma anche di notizie e indirizzi di gruppi estemporanei e associazioni che  possono essere di grande utilità per chi è alle prese con bebè in arrivo o nuovo nuovo. Le mamme spopolano letteralmente sul Web, nonostante qualche stolto presuntuoso tenti di dissuaderle. 

Se faccio un VBAC mi si rompe l'utero? L'epidurale fa bene o fa male? E' meglio la carrozzina o la fascia? Ho paura delle ragadi, cosa devo fare per fortificare i capezzoli? Cos'è il Lotus Birth? Sto allattando e mi è venuta la febbre: è mastite? Sono incinta, posso bere una birra? Bisogna donare il sangue del cordone? A me l'idea di allattare fa senso, chi di voi ha allattato? A me piace il naturale, ma un cesareo non è più sicuro? L'induzione è dolorosa? E' vero che i dolori del parto si dimenticano? Ho sentito parlare della doula, qualcuna sa cosa fa? Cos'è l'autosvezzamento? Mi hanno detto che posso farmi seguire da un'ostetrica invece che dal ginecologo, è vero?

Il materiale disponibile è sterminato, spesso interessante e ben documentato. E’ bene ricordare però che circolano anche notizie scorrette e inattendibili, materiale puramente promozionale, oppure contatti non aggiornati e dunque inutilizzabili.
Mentre è relativamente semplice fare un elenco di siti che hanno una certa stabilità, più difficile è fornirsi di una bussola per orientarsi quando si cercano informazioni a partire da zero, anche perché il mondo del web è in continua evoluzione e quello che è vero oggi potrebbe non essere più vero tra un anno.
Il tutto è complicato dal fatto che Google si ricorda di noi, e tende a risponderci tenendo conto dell’insieme di ricerche che abitualmente facciamo, dunque restringe i risultati adattandoli alle nostre preferenze. Cosa utilissima in certi casi, ma che allo stesso tempo consolida i nostri pregiudizi: troveremo siti che non faranno altro che darci conferme alle opinioni che già abbiamo.  
Dal blog di un’amico ho scoperto l’esistenza di DuckDuckGo,  un piccolo motore di ricerca che si propone di non raccogliere e conservare dati durante le nostre ricerche, così è possibile avere risposte neutre, quando serve. 
In generale, è sempre bene cercare di verificare la serietà di una notizia, o di un’associazione, o di un consiglio medico, incrociando i dati e non fermandosi al primo articoletto che troviamo o alla prima risposta su un forum. Quanti ne parlano? Ci sono dei link che permettono approfondimenti? Quali sono le fonti? 

Facciamo un paio di esempi.
1 - Vogliamo verificare l'affidabilità di un’associazione che si occupa di sostegno all’allattamento. L’abbiamo trovata navigando. E’ conosciuta o è autoreferenziale? Ovvero ci sono dei siti che la citano? Se ne parla in qualche forum? E come se ne parla? Qual è la loro storia? Ci sono dei nomi di persone? E’ possibile sapere qualcosa di loro, di come sono arrivate a fare quello che fanno? Possiamo cercare di capire qual'è la loro fama? Forniscono un numero di telefono, così possiamo contattarli e farci un’opinione tutta nostra?
2 – Su Facebook rimbalza la notizia che a tutti i neonati verrà impiantato un microchip sottocutaneo. Orrore! Ma da dove viene la notizia? Che riferimenti ci sono? Chi ha diffuso la notizia? Ne parla qualcun altro? E come ne parla, facendo un banale copia-incolla oppure fornendo altri dettagli?
Non è poi così difficile capire se una notizia è una bufala. 

Tutti possiamo accedere alle fonti del sapere, nessuno di noi ne è troppo distante. Tutti siamo diventati produttori e trasmettitori del sapere. E' davvero fantastico, ma dobbiamo prendercene anche la responsabilità.

giovedì 23 agosto 2012

Siate clementi

 foto di Marzia Bisognin, da I Ragazzi del 77

Oggi ho incontrato una donna.
E' diventata madre negli anni 70, amava il suo lavoro ed è ritornata a farlo quando i figli avevano appena due settimane.
"Eravamo state educate a pensare che i figli fossero una questione di responsabilità, e per me questo sono stati: una responsabilità. Nessuno mi aveva mai detto che potesse essere un piacere".

E' una donna dolce, che cerca faticosamente di comprendere la grammatica interiore e i rimproveri della figlia che l'ha appena resa nonna.  
Ha portato i bambini all'asilo nido quando avevano pochi mesi: li vestiva al mattino presto e gli dava un ricambio per il pomeriggio, poi li accompagnava. Oggi ci sembra un delitto, ma allora funzionava che i bambini venivano vestiti con abiti dell'asilo, ovvero spogliati della loro identità domestica, dei loro odori, delle loro copertine Linus  e delle loro usanze, per poi esserne rivestiti al momento del ritiro. Era comodo, e tutti i bambini erano uguali, insomma era democratico e il sistema aveva i suoi pregi, nonostante tutto.
I figli di quella generazione di madri che hanno abdicato ad un ruolo che gli veniva imposto da secoli di asservimento, hanno sofferto di una mancanza, di una sorta di stitichezza affettiva,  e accusano giustamente il colpo.

Vorrei dire, a queste giovani madri: vi capisco davvero, ma se oggi potete rivendicare il diritto di godervi il piacere di essere mamme, il piacere e il diritto di difendere la maternità come esperienza esistenziale, lo dovete anche anche a quella generazione di madri che hanno scandalosamente abdicato al ruolo che veniva loro imposto.
Vi capisco, ma siate clementi, oggi non sareste dove siete, se non fosse per loro. Siate clementi.

venerdì 10 agosto 2012

Pensieri d'estate

 Keith Haring


Una sera d'estate, per trovare sollievo al caldo, vado in gelateria. C'è una giovane donna seduta con un infante nuovo nuovo in carrozzina, di appena quattro giorni. Lei sta chiacchierando con una signora che nella gelateria ci lavora. 
Mi siedo poco lontano e oriento le orecchie come fa il mio gatto per sentire quello che si dicono, perchè sono curiosona. 



La giovane mamma racconta come intende dare delle regole fin da subito al bambino, ovvero poppate regolari, nanna rigorosamente nel suo letto, e non cedere alle sue lagne per farsi sempre prendere in braccio. Il piccolo finora non ha fatto che mangiare e dormire, come del resto fanno spesso i bambini di pochi giorni, dunque la mamma sta predisponendo il programma a mente fresca, con il piglio di una preside che debba dirigere un istituto scolastico frequentato da ragazzi difficili.
Di fronte a questi discorsi quello che mi sconforta di più è la mancanza della ricerca del piacere. Ma come, ti arriva questo bestiolino selvaggio che vive solo dei suoi sensi, e l'unica cosa che ti viene in mente di fare è educarlo?
Una madre non può dare cura, attenzione, nutrimento e amore solo per altruismo, per spirito di dedizione materno. L'amore è una relazione e, se non ne traggo anche il mio piacere, non funziona. La maternità non è mica un territorio franco, con regole tutte sue, e le madri son pur sempre donne.
Godiamoceli questi neonati, lasciamo che la vertigine della passione ci prenda, spupazziamoli con gusto, odoriamoli, facciamoci contagiare dalla loro carnale animalità. Loro ne trarranno grande gioia, ma anche noi. Il tempo per fare ordine, il tempo dei patteggiamenti e dell'organizzazione arriverà, non occorre avere tanta fretta.
Che cosa penseremmo di una coppia di innamorati che fin dal primo giorno mettono le briglie al loro desiderio di volare e fare cose pazze, con il solo scopo di pianificare il futuro?


giovedì 2 agosto 2012

Donne migranti

Regione di Hainaut, zona mineraria del Belgio
Foto di Marzia Bisognin


All'ospedale mi sentivo tanto triste, perchè non capivo una parola di quello che mi dicevano e non ero neanche al corrente di come nascesse una figlia. Pensavo "Stavolta madre e figlio se ne vanno". Ero completamente sola: mi ero sentita male proprio durante la notte e la mattina avevo questi doloretti di tanto in tanto, però non sapevo cos'era: pensavo solo che dovevo partorire. Non gli ho detto niente a Nestore perchè mi vergognavo, e poi, quando gliel'ho detto, per finire, che avevo questi dolori, lui andò a chiamare un medico che mi ha visitato e che mi ha detto che era ora che andavo in clinica. Allora Nestore mi ha accompagnato in taxi, e poi è andato a dormire. Quando è rivenuto non lo hanno fatto più entrare perchè non era orario di visite, e dunque la figlia m'è nata alle 13.30 del lunedì, quando ero praticamente sola, senza nessuno. E non capivo niente, non sapevo mezza parola di francese, chè non avevo avuto contatti con i belgi, conoscendo subito le altre italiane. Più che paura, mi prendeva la tristezza, la malinconia, quando pensavo al paese con tanta gente, madre, sorelle, amici, parenti, mentre qui non avevo nessuno, ero sola come un cane. Quello mi faceva rabbia. E poi non avevo nessuna esperienza, ero proprio all'oscuro di come nascesse questa figlia, e mi chiedevo: "E' possibile che dura tanto a lungo un parto? C'è qualcosa che non va, non è normale". E vedevo questi medici rimanere calmi, che non si preoccupavano, e mi dicevo: " Che razza di città è questa qui?".

Questa è la testimonianza di Enza, emigrata in Belgio dalla Calabria nel 1959, tratta da un libro molto bello: Italiane in Belgio di Myrthia Schiavo, pubblicato nel 1984.
La storia dei nostri emigrati viene per lo più raccontata come una storia di uomini. In Belgio, ad esempio, ci sono innumerevoli musei che testimoniano e narrano la vita dei minatori italiani. Le donne erano al loro seguito, con i loro figli e le loro storie private. Questo libro racconta l'emigrazione dal punto di vista delle donne.
Donne che hanno pianto lacrime di sangue, che sono arrivate in un paese di cui non parlavano la lingua, che hanno cresciuto i loro figli lontani dalla famiglia, che spesso li hanno dati alla luce senza intendersi con chi le assisteva. Donne che per potersi emancipare o anche solo per potere mantenere i figli - perchè si poteva restare vedove giovani, a sposare un minatore - hanno fatto una cosa inconcepibile nei paesi da cui provenivano: li hanno portati al Nido. A volte erano Nidi residenziali, ovvero ci portavi il bambino alla domenica sera e lo andavi a riprendere il venerdì sera. Fin da quando avevano pochi mesi, ancora lattanti. Donne forti, che a malapena avevano fatto le elementari, che hanno fatto studiare i figli e ne hanno fatto degli europei.
Sono storie struggenti, dure, che raccontano di un'Italia lontana, perchè gli italiani non emigrano più. Almeno non così, non da poveri a caccia di lavoro, disposti a tutto. E non esistono più nemmeno quelle italiane, disposte a seguire il marito ovunque, magari sposate per procura.
Le storie di questo libro però narrano cose che tante donne stanno vivendo oggi, accanto alle case in cui viviamo: le donne immigrate. I tempi certo sono cambiati, e non invano. Non è raro, ad esempio, che le donne oggi emigrino autonomamente, non al seguito del marito.
Ma ascoltare, dalla viva voce delle protagoniste, le testimonianze delle italiane emigrate, può aiutarci a comprendere meglio quali possono essere le difficoltà delle immigrate che oggi vivono in Italia.
Il libro è purtroppo introvabile, ma qualche biblioteca ce l'ha.

mercoledì 1 agosto 2012

Today

 Foto di Derek Alfonso

 Foto di Eric Parker

 Foto di Arutha

 Foto di Sean Dreilinger

 Foto di Stéphanie

Foto di zaudiovideodisco

martedì 31 luglio 2012

Old Time

 foto di Dorothea Lange

 Autore sconosiuto

 Foto di Willem van de Poll

 Foto di Theo van Houts

 Autore sconosciuto

 Autore sconosciuto

Foto di Dorothea Lange

Foto di Richard Harding Davis

lunedì 30 luglio 2012

Dei figli


foto di Kirsten De Graaf

E una donna che reggeva un bimbo al seno disse, Parlaci dei Figli.
E lui disse:
I vostri figli non sono i vostri figli.
Sono i figli e le figlie dell’ardore che la Vita ha per sè stessa.
Essi vengono attraverso voi, ma non da voi,
e sebbene vivano con voi non vi appartengono.
Potete donare loro il vostro amore ma non i vostri pensieri.
Poiché essi hanno i loro propri pensieri.
Potete dare rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime,
poichè le loro anime albergano nella casa del domani,
che voi non potete visitare neppure in sogno.
Potete tentare d’esser simili a loro, ma non cercate di rendere
essi simili a voi.
Poichè la vita non va mai indietro, nè s’attarda sul passato.
Voi siete gli archi da cui i vostri figli come frecce vive sono scoccate.
 L’Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell’infinito,
e vi tende con la sua potenza affinchè le sue frecce possano
andare veloci e lontano.
Fate che sia gioioso e lieto questo vostro esser piegati dalla mano dell’Arciere:
Poiché come ama il dardo sfrecciante,
così ama l’arco che saldo rimane.

  Gibran Kahlil Gibran