lunedì 27 agosto 2012

Latte impuro

Vecchia pubblicità del latte Nestlè, in cui si spiega come il latte materno sia una delle principali cause di malattia dei neonati

I medici hanno studiato, hanno sostenuto tanti esami e insomma ne sanno.
Per questo, quando mi sono trovata davanti al dottore che stava visitando una puerpera con ingorgo mammario e gli ho sentito dire "prenda gli antibiotici che le prescrivo, altrimenti si trasforma in mastite, e se si trasforma in mastite deve smettere di allattare" non ho potuto fare a meno di intervenire.
"Veramente con la mastite si può continuare ad allattare. Non lo dico io e nemmeno la Leche League, ma il Centro di Senologia dell'ospedale Bellaria". Questo Centro, per chi non lo sapesse, è un'autorità in materia, mica una setta di fanatici. Lui si è seccato assai, e ha fatto una descrizione splatter di seni che gocciolano latte purulento, infettando il neonato.
Mi sono risparmiata di chiedergli come mai prescrivesse antibiotici a scopo preventivo, visto che per sua stessa diagnosi si trattava di ingorgo mammario e non di mastite. Mi sono risparmiata anche di chiedergli se usasse sempre argomentazioni tanto rassicuranti per incoraggiare le puerpere.
Ma, almeno sapere che con la mastite si può allattare...

sabato 25 agosto 2012

Mamme in rete




di Marzia Bisognin

Da ormai diversi anni il mezzo più utilizzato per avere informazioni aggiornate è il World Wide Web, che comunemente chiamiamo Internet. Se cerchiamo di sapere qualcosa, incominciamo digitando un paio di parole chiave su Google (oltre l’85 % delle ricerche vengono fatte attraverso questo motore di ricerca).
Con l'avvento del cosiddetto Web 2.0 è diventato anche luogo per scambiarsi attivamente notizie, esprimere opinioni, chiedere e dispensare consigli, cazzeggiare, far circolare bufale inverosimili e trovare persone che condividono le stesse manie o gli stessi problemi. 
Siti web, social network, blog e forum sono una fonte inesauribile di scambi, e risate tra un tasto e l'altro, ma anche di notizie e indirizzi di gruppi estemporanei e associazioni che  possono essere di grande utilità per chi è alle prese con bebè in arrivo o nuovo nuovo. Le mamme spopolano letteralmente sul Web, nonostante qualche stolto presuntuoso tenti di dissuaderle. 

Se faccio un VBAC mi si rompe l'utero? L'epidurale fa bene o fa male? E' meglio la carrozzina o la fascia? Ho paura delle ragadi, cosa devo fare per fortificare i capezzoli? Cos'è il Lotus Birth? Sto allattando e mi è venuta la febbre: è mastite? Sono incinta, posso bere una birra? Bisogna donare il sangue del cordone? A me l'idea di allattare fa senso, chi di voi ha allattato? A me piace il naturale, ma un cesareo non è più sicuro? L'induzione è dolorosa? E' vero che i dolori del parto si dimenticano? Ho sentito parlare della doula, qualcuna sa cosa fa? Cos'è l'autosvezzamento? Mi hanno detto che posso farmi seguire da un'ostetrica invece che dal ginecologo, è vero?

Il materiale disponibile è sterminato, spesso interessante e ben documentato. E’ bene ricordare però che circolano anche notizie scorrette e inattendibili, materiale puramente promozionale, oppure contatti non aggiornati e dunque inutilizzabili.
Mentre è relativamente semplice fare un elenco di siti che hanno una certa stabilità, più difficile è fornirsi di una bussola per orientarsi quando si cercano informazioni a partire da zero, anche perché il mondo del web è in continua evoluzione e quello che è vero oggi potrebbe non essere più vero tra un anno.
Il tutto è complicato dal fatto che Google si ricorda di noi, e tende a risponderci tenendo conto dell’insieme di ricerche che abitualmente facciamo, dunque restringe i risultati adattandoli alle nostre preferenze. Cosa utilissima in certi casi, ma che allo stesso tempo consolida i nostri pregiudizi: troveremo siti che non faranno altro che darci conferme alle opinioni che già abbiamo.  
Dal blog di un’amico ho scoperto l’esistenza di DuckDuckGo,  un piccolo motore di ricerca che si propone di non raccogliere e conservare dati durante le nostre ricerche, così è possibile avere risposte neutre, quando serve. 
In generale, è sempre bene cercare di verificare la serietà di una notizia, o di un’associazione, o di un consiglio medico, incrociando i dati e non fermandosi al primo articoletto che troviamo o alla prima risposta su un forum. Quanti ne parlano? Ci sono dei link che permettono approfondimenti? Quali sono le fonti? 

Facciamo un paio di esempi.
1 - Vogliamo verificare l'affidabilità di un’associazione che si occupa di sostegno all’allattamento. L’abbiamo trovata navigando. E’ conosciuta o è autoreferenziale? Ovvero ci sono dei siti che la citano? Se ne parla in qualche forum? E come se ne parla? Qual è la loro storia? Ci sono dei nomi di persone? E’ possibile sapere qualcosa di loro, di come sono arrivate a fare quello che fanno? Possiamo cercare di capire qual'è la loro fama? Forniscono un numero di telefono, così possiamo contattarli e farci un’opinione tutta nostra?
2 – Su Facebook rimbalza la notizia che a tutti i neonati verrà impiantato un microchip sottocutaneo. Orrore! Ma da dove viene la notizia? Che riferimenti ci sono? Chi ha diffuso la notizia? Ne parla qualcun altro? E come ne parla, facendo un banale copia-incolla oppure fornendo altri dettagli?
Non è poi così difficile capire se una notizia è una bufala. 

Tutti possiamo accedere alle fonti del sapere, nessuno di noi ne è troppo distante. Tutti siamo diventati produttori e trasmettitori del sapere. E' davvero fantastico, ma dobbiamo prendercene anche la responsabilità.

giovedì 23 agosto 2012

Siate clementi

 foto di Marzia Bisognin, da I Ragazzi del 77

Oggi ho incontrato una donna.
E' diventata madre negli anni 70, amava il suo lavoro ed è ritornata a farlo quando i figli avevano appena due settimane.
"Eravamo state educate a pensare che i figli fossero una questione di responsabilità, e per me questo sono stati: una responsabilità. Nessuno mi aveva mai detto che potesse essere un piacere".

E' una donna dolce, che cerca faticosamente di comprendere la grammatica interiore e i rimproveri della figlia che l'ha appena resa nonna.  
Ha portato i bambini all'asilo nido quando avevano pochi mesi: li vestiva al mattino presto e gli dava un ricambio per il pomeriggio, poi li accompagnava. Oggi ci sembra un delitto, ma allora funzionava che i bambini venivano vestiti con abiti dell'asilo, ovvero spogliati della loro identità domestica, dei loro odori, delle loro copertine Linus  e delle loro usanze, per poi esserne rivestiti al momento del ritiro. Era comodo, e tutti i bambini erano uguali, insomma era democratico e il sistema aveva i suoi pregi, nonostante tutto.
I figli di quella generazione di madri che hanno abdicato ad un ruolo che gli veniva imposto da secoli di asservimento, hanno sofferto di una mancanza, di una sorta di stitichezza affettiva,  e accusano giustamente il colpo.

Vorrei dire, a queste giovani madri: vi capisco davvero, ma se oggi potete rivendicare il diritto di godervi il piacere di essere mamme, il piacere e il diritto di difendere la maternità come esperienza esistenziale, lo dovete anche anche a quella generazione di madri che hanno scandalosamente abdicato al ruolo che veniva loro imposto.
Vi capisco, ma siate clementi, oggi non sareste dove siete, se non fosse per loro. Siate clementi.

venerdì 10 agosto 2012

Pensieri d'estate

 Keith Haring


Una sera d'estate, per trovare sollievo al caldo, vado in gelateria. C'è una giovane donna seduta con un infante nuovo nuovo in carrozzina, di appena quattro giorni. Lei sta chiacchierando con una signora che nella gelateria ci lavora. 
Mi siedo poco lontano e oriento le orecchie come fa il mio gatto per sentire quello che si dicono, perchè sono curiosona. 



La giovane mamma racconta come intende dare delle regole fin da subito al bambino, ovvero poppate regolari, nanna rigorosamente nel suo letto, e non cedere alle sue lagne per farsi sempre prendere in braccio. Il piccolo finora non ha fatto che mangiare e dormire, come del resto fanno spesso i bambini di pochi giorni, dunque la mamma sta predisponendo il programma a mente fresca, con il piglio di una preside che debba dirigere un istituto scolastico frequentato da ragazzi difficili.
Di fronte a questi discorsi quello che mi sconforta di più è la mancanza della ricerca del piacere. Ma come, ti arriva questo bestiolino selvaggio che vive solo dei suoi sensi, e l'unica cosa che ti viene in mente di fare è educarlo?
Una madre non può dare cura, attenzione, nutrimento e amore solo per altruismo, per spirito di dedizione materno. L'amore è una relazione e, se non ne traggo anche il mio piacere, non funziona. La maternità non è mica un territorio franco, con regole tutte sue, e le madri son pur sempre donne.
Godiamoceli questi neonati, lasciamo che la vertigine della passione ci prenda, spupazziamoli con gusto, odoriamoli, facciamoci contagiare dalla loro carnale animalità. Loro ne trarranno grande gioia, ma anche noi. Il tempo per fare ordine, il tempo dei patteggiamenti e dell'organizzazione arriverà, non occorre avere tanta fretta.
Che cosa penseremmo di una coppia di innamorati che fin dal primo giorno mettono le briglie al loro desiderio di volare e fare cose pazze, con il solo scopo di pianificare il futuro?


giovedì 2 agosto 2012

Donne migranti

Regione di Hainaut, zona mineraria del Belgio
Foto di Marzia Bisognin


All'ospedale mi sentivo tanto triste, perchè non capivo una parola di quello che mi dicevano e non ero neanche al corrente di come nascesse una figlia. Pensavo "Stavolta madre e figlio se ne vanno". Ero completamente sola: mi ero sentita male proprio durante la notte e la mattina avevo questi doloretti di tanto in tanto, però non sapevo cos'era: pensavo solo che dovevo partorire. Non gli ho detto niente a Nestore perchè mi vergognavo, e poi, quando gliel'ho detto, per finire, che avevo questi dolori, lui andò a chiamare un medico che mi ha visitato e che mi ha detto che era ora che andavo in clinica. Allora Nestore mi ha accompagnato in taxi, e poi è andato a dormire. Quando è rivenuto non lo hanno fatto più entrare perchè non era orario di visite, e dunque la figlia m'è nata alle 13.30 del lunedì, quando ero praticamente sola, senza nessuno. E non capivo niente, non sapevo mezza parola di francese, chè non avevo avuto contatti con i belgi, conoscendo subito le altre italiane. Più che paura, mi prendeva la tristezza, la malinconia, quando pensavo al paese con tanta gente, madre, sorelle, amici, parenti, mentre qui non avevo nessuno, ero sola come un cane. Quello mi faceva rabbia. E poi non avevo nessuna esperienza, ero proprio all'oscuro di come nascesse questa figlia, e mi chiedevo: "E' possibile che dura tanto a lungo un parto? C'è qualcosa che non va, non è normale". E vedevo questi medici rimanere calmi, che non si preoccupavano, e mi dicevo: " Che razza di città è questa qui?".

Questa è la testimonianza di Enza, emigrata in Belgio dalla Calabria nel 1959, tratta da un libro molto bello: Italiane in Belgio di Myrthia Schiavo, pubblicato nel 1984.
La storia dei nostri emigrati viene per lo più raccontata come una storia di uomini. In Belgio, ad esempio, ci sono innumerevoli musei che testimoniano e narrano la vita dei minatori italiani. Le donne erano al loro seguito, con i loro figli e le loro storie private. Questo libro racconta l'emigrazione dal punto di vista delle donne.
Donne che hanno pianto lacrime di sangue, che sono arrivate in un paese di cui non parlavano la lingua, che hanno cresciuto i loro figli lontani dalla famiglia, che spesso li hanno dati alla luce senza intendersi con chi le assisteva. Donne che per potersi emancipare o anche solo per potere mantenere i figli - perchè si poteva restare vedove giovani, a sposare un minatore - hanno fatto una cosa inconcepibile nei paesi da cui provenivano: li hanno portati al Nido. A volte erano Nidi residenziali, ovvero ci portavi il bambino alla domenica sera e lo andavi a riprendere il venerdì sera. Fin da quando avevano pochi mesi, ancora lattanti. Donne forti, che a malapena avevano fatto le elementari, che hanno fatto studiare i figli e ne hanno fatto degli europei.
Sono storie struggenti, dure, che raccontano di un'Italia lontana, perchè gli italiani non emigrano più. Almeno non così, non da poveri a caccia di lavoro, disposti a tutto. E non esistono più nemmeno quelle italiane, disposte a seguire il marito ovunque, magari sposate per procura.
Le storie di questo libro però narrano cose che tante donne stanno vivendo oggi, accanto alle case in cui viviamo: le donne immigrate. I tempi certo sono cambiati, e non invano. Non è raro, ad esempio, che le donne oggi emigrino autonomamente, non al seguito del marito.
Ma ascoltare, dalla viva voce delle protagoniste, le testimonianze delle italiane emigrate, può aiutarci a comprendere meglio quali possono essere le difficoltà delle immigrate che oggi vivono in Italia.
Il libro è purtroppo introvabile, ma qualche biblioteca ce l'ha.

mercoledì 1 agosto 2012

Today

 Foto di Derek Alfonso

 Foto di Eric Parker

 Foto di Arutha

 Foto di Sean Dreilinger

 Foto di Stéphanie

Foto di zaudiovideodisco