mercoledì 25 gennaio 2012

Parto orgasmico

Ho letto con vero sconcerto un'articolo dell'ostetrica Carla Joly a proposito del parto orgasmico. Ne riporto solo alcuni passi e mi riservo, prima o poi, di rispondere con parole mie.
Per ora mi limito a mettere a commento il testo di un'altra ostetrica, Alessandra Puppo. L'argomento è il medesimo, e l'ho letto con vero piacere.



"Le cose sono molto semplici: il parto e la nascita non sono una malattia infatti solo una donna sana può rimanere incinta. Gli alti livelli di stress in gravidanza inducono un aumento del cortisolo che la placenta oltre una certa soglia non è più in grado di arginare, quindi da questo squilibrio nasce la patologia. (....)
Quando parlo di parto orgasmico con le donne a volte mi rispondono sconsolate: ”Tanto a me non mi tocca!”. Potrebbe anche non toccarti visto che questo è uno dei misteri della vita ed è un fenomeno completamente fuori controllo così come il parto fisiologico e non sono eventi programmabili né pilotabili con il nostro cervello razionale, ma visto che è possibile poiché il 14% delle donne non prova dolore durante il parto ed un 21% nei parti non disturbati prova un orgasmo durante la nascita, mettiamoci nelle condizioni migliori affinché questo sia possibile, cercando di non disturbare il parto. Disturbare il parto vuol dire causare una qualche patologia ed entrare nel tunnel senza fine della medicalizzazione. Il parto orgasmico può essere inquadrato nelle quattro fasi dell‘orgasmo, che sono anche le quattro fasi della nascita fisiologica e delle leggi della vita: eccitazione, espansione, contrazione e distensione.
Una civiltà che nega il dolore è innanzitutto una civiltà che nega il suo opposto cioè il piacere, né tanto meno vuole riconoscere il diritto al piacere e alla felicità, una civiltà che ci appiattisce, ci omologa, ci vuole dei robot obbedienti, nega la sacralità del corpo e demonizza il piacere. La nostra capacità alla gioia, al piacere e alla felicità, vivendo in un mondo dualistico, viene anche dal successo con cui abbiamo affrontato il dolore, la morte e la trasformazione nella nostra vita. (....)
Il diritto all’analgesia epidurale in travaglio di parto è un falso diritto, in realtà è la negazione del diritto al piacere durante la nascita e al parto orgasmico."
Carla Joly

"La teoria del parto orgasmico non è una novità: se ne era iniziato a parlare negli anni ’70 quando, sulla spinta del movimento femminista, tutto ciò che riguardava la nascita fu messo in discussione, dalla posizione per partorire, al ruolo ostetrico, alla presenza o meno del padre. Nel corso di questi 30/40 anni, anche grazie a quelle spinte, molte cose sono cambiate: forse non completamente e non ovunque nella gestione pratica del parto (in troppe sale parto persiste ancora “violenza” sul corpo - e sulla mente - delle donne) ma, certamente, tanto è cambiato nella conoscenza dei meccanismi fisiologici e nella teoria dell’assistenza. Proprio per questo oggi la netta contrapposizione tra “parto orgasmico” e “parto doloroso” che vide la luce negli anni ’70 non sembra adeguata a descrivere lo stato attuale delle cose. Il travaglio, il parto, sono dolorosi, tutti. Le variabili sono altre: molto contano lo stato d’animo con cui la partoriente affronta l’evento e la messa in atto di un’assistenza capace o no di offrire sostegno e rispetto. Quando il sostegno ed il rispetto ci sono, ciò che viene poi raccontato dalle donne è un evento sì faticoso, doloroso, intenso, ma comunque positivo, che lascia più ricche, che è valso la pena affrontare. Non mi è mai capitato però di sentire raccontare di “una eccitazione intensa e irreprimibile, simile all’orgasmo”. Non escludo che sia possibile, ma non è su queste eccezioni che ritengo si debba impostare il lavoro ostetrico. Vista com’è la situazione nella maggior parte dei punti nascita in Italia (continue inutili esplorazioni vaginali, posizioni obbligate, via vai di gente che chiacchiera degli affari propri, bambini sottratti ai primi abbracci della nascita per invasivi sondaggi in ogni cavità, luci, rumore, confusione, forzature dei normali tempi del travaglio…), oggi come oggi credo che, più che all’orgasmo, si debba puntare a cercare di dare alle donne e alle coppie la possibilità di un parto che sia un evento almeno soddisfacente, vissuto con consapevolezza e protagonismo, con rispetto dell’intimità e del valore emotivo che ogni nascita deve avere. Mi concentrerei a lottare per questo: offrire al maggior numero di donne possibile un parto che sia un ricordo cui tornare volentieri e non una brutta esperienza da dimenticare. Anche se doloroso."
Alessandra Puppo

martedì 3 gennaio 2012

Un po' di poesia, please...


In un sito web per mamme, quasi mamme, future mamme, ho trovato un test che servirebbe per capire se sei pronta oppure no a fare il fatidico passo: diventare madre. Le domande erano del tipo
“Sei pronta ad alzarti tutte le notti ogni due ore? Ti senti pronta a fare lavatrici e pulire continuamente?
Sei pronta ad avere le smagliature? Sei una che perde la pazienza? Sei pronta al fatto che tuo figlio potrebbe cambiare così tanto, un giorno, da sembrarti un'altra persona?”.
I risultati possibili del test sono tre, che designano una madre di categoria A super, una di categoria B normale, e una di categoria C “non pronta”.

Poco prima avevo letto un rapporto statistico sulle nascite di figli non programmati e il commento di Alessandra Graziottin:“Quando i figli non sono pensati, la donna non riesce a vivere la cosiddetta gestazione psichica necessaria come quella biologica per prepararsi alla nascita”.
Evviva la contraccezione, per carità non voglio essere fraintesa. Evviva la maternità consapevole, evviva anche la pillola del giorno dopo, estremo anticoncezionale.

Però cerchiamo di non esagerare con questa programmazione ad ogni costo, come fosse l'unica garanzia per una buona maternità. La vita è fatta anche di imprevisti, di capacità di adattarsi al non programmato, di piacere della sorpresa, di duttilità psichica. La vita è fatta anche di rischi e pericoli dietro l'angolo, e se gestiamo le cose solo come fossimo ragionieri, dove troveremo la forza di affrontare gli imprevisti?
Una ventata di poesia, talvolta, accanto alla manualistica, farebbe tanto bene.....
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