martedì 31 luglio 2012

Old Time

 foto di Dorothea Lange

 Autore sconosiuto

 Foto di Willem van de Poll

 Foto di Theo van Houts

 Autore sconosciuto

 Autore sconosciuto

Foto di Dorothea Lange

Foto di Richard Harding Davis

lunedì 30 luglio 2012

Dei figli


foto di Kirsten De Graaf

E una donna che reggeva un bimbo al seno disse, Parlaci dei Figli.
E lui disse:
I vostri figli non sono i vostri figli.
Sono i figli e le figlie dell’ardore che la Vita ha per sè stessa.
Essi vengono attraverso voi, ma non da voi,
e sebbene vivano con voi non vi appartengono.
Potete donare loro il vostro amore ma non i vostri pensieri.
Poiché essi hanno i loro propri pensieri.
Potete dare rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime,
poichè le loro anime albergano nella casa del domani,
che voi non potete visitare neppure in sogno.
Potete tentare d’esser simili a loro, ma non cercate di rendere
essi simili a voi.
Poichè la vita non va mai indietro, nè s’attarda sul passato.
Voi siete gli archi da cui i vostri figli come frecce vive sono scoccate.
 L’Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell’infinito,
e vi tende con la sua potenza affinchè le sue frecce possano
andare veloci e lontano.
Fate che sia gioioso e lieto questo vostro esser piegati dalla mano dell’Arciere:
Poiché come ama il dardo sfrecciante,
così ama l’arco che saldo rimane.

  Gibran Kahlil Gibran

domenica 29 luglio 2012

Nonni

foto di Chiara Lastoria
Sapete consigliarmi un centro rottamazione per genitori e suoceri inutili o addirittura dannosi? Io vorrei metter su in centro di rieducazione per nonni, anche se non sono certa siano recuperabili.  Ho fatto un enorme errore di valutazione: sono venuta per un periodo a casa dei miei nella speranza di essere aiutata con i bambini, e ora vorrei scappare, ma come mi e' venuto in mente? Non sa fare altro che darmi sempre tutte le colpe, se è nervoso è colpa mia, se non mangia è colpa mia, se ha il raffreddore è colpa mia. Mia madre mi ha davvero pugnalato al cuore, quando ha detto che sono una meravigliosa madre per neonati, ma non sono in grado di stare dietro a un bambino più grande. Nessun aiuto, solo giudizi sul fatto che mio figlio piangeva sempre perché io ero nervosa. Ogni volta che si portano i bimbi dai nonni c'è sempre da mettere in conto qualche battibecco. Mia madre non mi risparmia niente, eppure è stata mamma anche lei, e anzi lo è ancora. Sa sempre tutto lei, e anche mia suocera sa sempre tutto lei, e però sanno cose differenti. Mia suocera vorrebbe essere la madre di mio figlio, è convinta addirittura che mio figlio creda che la sua mamma è lei, perchè io di giorno lavoro e lei se ne prende cura. Fin da quando aveva poche settimane, aveva la pretesa di farlo dormire da lei un giorno alla settimana, e mi diceva melliflua che così potevo distrarmi un po'.
Questi sono solo alcuni amorevoli commenti che rimbalzano sul web. Ho fatto un collage, come fosse un unico discorso, ma è frutto della voce di tante giovani donne. Cosa c'è che non va?  Proviamo a cercare di capirlo?
 
 

lunedì 23 luglio 2012

L'oca empatica


Per chi non lo sapesse, Boris è un’oca e Balto un cane.
Quando Boris vede Balto triste e con il magone, cerca in tutti i modi di distrarlo e strappargli una risata. Ma Balto solleva appena un sopracciglio.
Alla fine Boris si sdraia rassegnato accanto a lui, con la sua stessa espressione avvilita. Sta lì in silenzio, senza più cercare di dimostrare all’amico che la vita in fondo è bella.  Lo comprende, lo accetta, gli vuole bene e basta.
E’ allora che Balto solleva le orecchie per ascoltare i suoni del mondo, e i suoi occhi tornano a brillare.


sabato 14 luglio 2012

Alternative all'aborto ??


La Regione Veneto discute su una proposta di legge, presentata per iniziativa popolare, sulle “alternative all’aborto”.  In agosto ci sarà un convegno sullo stesso tema, organizzato da Ai.Bi .
Che significa “alternative”?
Per conto mio significa mettere le mani, e il becco, sulla libertà procreativa delle donne, sulla sovranità sul proprio corpo e sull’inviolabilità della libertà di coscienza. Significa insomma  voler mettere le mani sulla legge 194, che garantisce questo diritto.
Chiamiamo le cose con il nome giusto. Se si vogliono fare delle politiche a sostegno della maternità, ben vengano….. personalmente ne sarei felicissima. Ci sono già bellissimi progetti di legge che sono stati presentati in passato, mai approvati in via definitiva. Si possono riprendere in mano, senza nemmeno fare troppa fatica.
Se ci si vuole chiedere se non ci sia bisogno di fare campagne di informazione più efficaci sui metodi anticoncezionali, ben venga pure questo, credo ce ne sia un gran bisogno.
Se si vuole dare maggiore informazione su cosa garantisce lo Stato per poter partorire nell’anonimato, per diffondere la cultura e l’esperienza dell’accoglienza, ben venga.
Ma queste non sono, e non devono essere, politiche per offrire “un’alternativa” all’aborto. Se io scelgo di abortire, entro i limiti che la legge mi consente e per ragioni che non devo stare a spiegare a nessuno se non ho voglia di farlo, nessun moralizzatore sociale deve metterci becco.  Parlare di “alternativa” significa entrare come un bulldozer in uno spazio intimo e invalicabile.
Se invece sono io che non vorrei abortire ma sono in una situazione di difficoltà, allora si parla, appunto, solo di sostegno alla maternità.


mercoledì 11 luglio 2012

Ostetriche Libere Professioniste

foto di Thomas Hawk

Vorrei segnalare il blog delle Ostetriche Libere Professioniste (OLPI), ovvero una comunità, come si autodefiniscono, di ostetriche libere professioniste.  Insieme, ci dicono,  cercano di lavorare per migliorare il percorso nascita e lo stato di salute delle donne. Encomiabile intento, certo, ma ancora più encomiabile è che le loro non sembrano solo buone intenzioni e belle parole.
Il blog è innanzitutto ricchissimo di informazioni e spunti di riflessione, ed è utile non solo a chi cerca un'ostetrica libera professionista, ma anche a chi si affaccia sul misterioso mondo della nascita e cerca di raccapezzarsi. La cosa però che più ho apprezzato è la Carta Etica.
Mi piace che il concetto chiave del documento sia il rispetto. Rispetto per la donna in gravidanza (definita "cittadina che richiede un servizio di assistenza"), rispetto per la sua famiglia, per le sue scelte, per le sue necessità di comprensione, per i bisogni del nascituro, rispetto per le le altre figure sanitarie e per i ruoli di ognuno. A me pare che "rispetto" sia una parola bellissima, che a torto da taluni viene avvertita come una parola troppo fredda, quasi formale. 
Quando una donna è in gravidanza, di solito percepisce una propria vulnerabilità. Vuoi perchè vive una condizione sconosciuta, vuoi perchè la fanno sentire così gli altri, vuoi perchè generando una nuova vita ci si scopre fragili nel non essere più sole. In questo particolare stato di confine tra un sè conosciuto e un sè sconosciuto, essere rispettata ti fa sentire protetta. 
Nei confronti degli altri professionisti coinvolti nell'evento, la ricerca di collaborazione e il rispetto dei ruoli mi sembrano ingredienti essenziali per creare un clima di serenità e di fiducia intorno alla donna, sia essa gestante, partoriente o puerpera.
Come doula, non posso che apprezzare l'articolo 6, che tra le altre cose dice che "il ruolo della OLPI non è quello di chiusura e di ostracismo, ma è quello di apertura e di condivisione rispettosa sia della donna (che esprimendo un bisogno importante che l’istituzione non ascolta, si rivolge dove riceve il supporto di cui ha necessità), sia di coloro i quali aiutano la donna. Il dialogo, l’apertura e il confronto, atto a creare un rapporto professionale con tutti coloro i quali lavorano, sono i mezzi migliori per creare non solo legami personali e professionali arricchenti, ma anche momenti di scambio e di confronto che portano ad un rispetto reciproco delle capacità e della formazione".
La vulcanica Rachele Sagramoso, firmataria del documento e responsabile del Comitato Etico, mi ha scritto che spera che potrò vedere le ostetriche OLPI un po' come la Fulgeri, forse un po' più dolci di lei.
Cara Rachele, in effetti la Fulgeri non era dolce per niente. Era anzi una donna piuttosto rude, la dolcezza non apperteneva a lei e nemmeno alla cultura in cui era cresciuta. Ben vengano dunque ostetriche che sanno essere dolci, perchè oggi ne abbiamo bisogno. Però aveva due grandissime qualità: era molto rispettosa e sapeva come creare le relazioni, oltre naturalmente a un'altissima competenza professionale.  Dunque, siete sulla buona strada!
Vi auguro di cuore buon lavoro, e spero che il vostro spirito collaborativo sia contagioso...


domenica 8 luglio 2012

La doula

made by myself



Scopo del mio lavoro di doula è trasmettere l’idea che io non servo. 
La più grande soddisfazione è quando la mamma che sto seguendo, o che ho appena incontrato, capisce questo, che io non le servo affatto. Che sperimentando, avendo fiducia, attivando i sostegni che può attivare, inventandosi qualcosa, inciampando, sbucciandosi e soprattutto trovando il suo piacere, se la caverà.

sabato 7 luglio 2012

Madri preistoriche


foto di Elliot Ervitt

Lo scimpanzè è l’animale a noi più vicino, quello che più ci assomiglia, ormai lo sanno anche i bambini. C'è più differenza tra un gorilla e uno scimpanzè, che tra un umano e uno scimpanzè.
Il cucciolo scimpanzè sta aggrappato mani e piedi alla pancia pelosa della madre, fin dalla nascita, e quando le sue dimensioni aumentano si trasferisce sulla sua schiena. La madre può salire sull’albero a preparare il giaciglio per la notte, può prendere l’acqua, raccogliere i semi e i frutti di cui cibarsi, può avere le mani libere per fare un sacco di cose. Tutto con il cucciolo saldamente aggrappato a sé.
Questo legame, oltre ad essere garanzia di soppravvivenza per il piccolo, è garanzia di buon adattamento alla vita. Jane Goodall, che per 40 anni ha studiato gli scimpanzè, ce lo racconta molto bene.
Poi, tra i cinque e i sette milioni di anni fa, ai nostri antenati preistorici venne in mente di diventare bipedi, per motivi che non ci interessa qui indagare. Stando su due gambe la conformazione del bacino cambiò, per potere accogliere il nuovo assetto dei muscoli preposti all’andatura eretta. Il canale di parto si restrinse, e questo rese estremamente rischioso e doloroso il parto. Inoltre, oltre ad alzarsi in piedi, al nostro progenitore era pure cresciuto il cranio, e con quel capoccione era ancora più difficile passare.
Così i neonati incominciarono a nascere sempre più immaturi, con la struttura ossea del cranio non completamente formata e dotata di elasticità. Questa evoluzione indubbiamente facilitò la nascita, ma questi neonati avevano anche uno sviluppo neurologico  immaturo e uno sviluppo motorio ritardato. Dunque, non erano più in grado di restare aggrappati alla pancia della madre.
Per la prima volta nella preistoria, i neonati furono privati di quel costante e intimo rapporto con le madri, di cui avevano estremamente bisogno, proprio come nel loro passato da scimpanzè, anzi ancora di più, date la maggiore immaturità e vulnerabilità.
Poteva essere la fine della nostra specie, un esperimento della natura mal riuscito. Invece, secondo l’antropologa Dean Falk, i sopravvissuti di questo esperimento naturale prepararono la scena per il futuro della nostra specie.
La Falk ipotizza innanzitutto che la difficoltà di andare a dormire sugli alberi, con appresso cuccioli tanto imbranati, indusse le madri a restare a terra, attirando il resto del gruppo giù. Dai e dai, questi umani persero l’agilità di arrampicarsi e fare vita arborea, e questo favorì l’aggregazione di gruppi numerosi per potersi meglio difendere dai predatori. E, da questo primitivo agglomerato fino ad arrivare alla New York dei nostri giorni, il passo è breve.
Adottarono poi un’innovazione tecnica che permise loro di avere le mani libere pur assicurandosi un contatto continuo con il neonato: inventarono il marsupio.
Quando il bebè diventava un po’ troppo ingombrante e pesante da portarsi appresso mentre andavano alla ricerca del cibo, le madri risolsero il problema affidando i piccoli svezzati al gruppo, favorendo una collaborazione sociale (femminile) intorno al cucciolo totalmente sconosciuta agli antenati scimpanzè.
Ma soprattutto, la cosa più importante è che incominciarono talvolta a posarlo a terra. Un bebè messo giù, ieri come oggi,  fa esattamente quello che fa un piccolo scimpanzè: strilla perché vuole essere preso in braccio. E allora le madri incominciarono a fare sentire la loro voce, per fare capire al piccolo la loro vicinanza. Lo placavano modulando vocalizzi che via via si fecero più complessi. 
Secondo Dean Falk “queste interazioni madre-neonato furono la prima tessera nella sequenza di eventi che portarono alle prime parole dei nostri progenitori e, più tardi, alla comparsa del protolinguaggio.”(1)
La scintilla per l’evoluzione della creatività e dell’innovazione, sarebbe da rintracciare nelle difficoltà materne a districarsi con dei cuccioli eccezionalmente inabili. 
Se non è bella questa…….

 (1) Dean Falk "Lingua Madre" - Bollati e Boringhieri