In
questi giorni i nostri pensieri vanno a tutti i bambini e le bambine e ragazzi
e ragazze nati e nate da una Gestazione Per Altri.
Certo,
tutte le solide certezze cui eravamo abituati ad appoggiarci fino a poco tempo
fa per comprendere la vita, si sono fatti friabili. Il panorama è cambiato, che
ci piaccia o no, e da qui dovremmo partire, nutrendo il pensiero critico con le
storie dei vissuti delle persone, con l’ascolto di queste persone, perché
dietro le GPA ci sono donne, uomini, bambine e bambini; ci sono sentimenti,
desideri, speranza, coraggio, gioia e dolore. Sarebbe ora di adottare un
pensiero ospitale e di costruire collettivamente una narrazione delle origini
che sia rispettosa di chi è nato così, ma ancora non siamo riusciti a farlo
verso chi è nato grazie alle tante altre tecniche di PMA, ben più praticate.
La
GPA interrompe la relazione cresciuta in nove mesi di gravidanza, vero. Ma quel
bambino o quella bambina nasce grazie alla donna gestante, grazie a dei
genitori intenzionali che lo hanno fortemente desiderato (che nel 90% dei casi
sono coppie eterosessuali) e grazie non di rado anche alla famiglia della
gestante che crea lo spazio necessario affinché questa nascita avvenga. E’ un
grembo simbolico forse azzardato, o forse semplicemente bello, ricco di
relazioni inedite e vitali.
Preoccuparci del benessere del nascituro è primario, ma cerchiamo di non dare per scontato di sapere già tutto.
Sono molti i paesi dove la GPA è consentita, e spesso regolamentata, dalla legge. In alcuni posti è consentita solo in forma solidale, in altri dietro pagamento. Ma no, non si pagano i neonati come fossero merce, che orribile idea, si paga il tempo della cura. Perché la gravidanza è un tempo di cura.
Ci
sono casi di sfruttamento? Certo che sì, e la criminalizzazione galattica non
aiuterà. Vergogniamoci piuttosto di tollerare che ci siano donne nel mondo che
non hanno da dar da mangiare ai propri figli. Perseguiamo i casi di
sfruttamento, laddove la donna fa una gravidanza per altri senza averlo scelto,
ma sono casi già perseguibili. Non c’era bisogno di definire la GPA crimine
universale, come i reati di pedofilia, strage e genocidio. Reati per cui è
previsto il massimo della pena, e invece per il "crimine" di GPA un
paio d'anni. Il tema della GPA è delicato e complesso, e occorre parlarne, ed è
quello che dovremmo fare, ma la battaglia per la sua criminalizzazione
universale (era già reato in Italia, stabilito dalla legge 40 che governa la
procreazione assistita) ha solo ostacolato questo dialogo, alzando muri contro
muri. Il risultato è che da un lato si fa un torto gigantesco ai bambini, ai
ragazzi nati da un supposto "crimine universale", e dall'altro si
banalizzano quelli che erano già definiti crimini universali.
E
poi, se è vero, ed è vero, che si ha diritto alla conoscenza delle proprie
origini, le coppie eterosessuali che hanno fatto ricorso alla GPA, dopo questa
legge avranno voglia di raccontare ai figli la storia delle loro origini?
Avranno voglia di dire loro che sono figli di un crimine universale? Che
secondo il paese dove vivono non sarebbero dovuti nascere? Le coppie di uomini
non possono nascondere ai loro figli la storia della loro nascita, ma le coppie
eterosessuali (che ricordiamoci sono il 90% dei casi) possono farlo, possono
conservare questo scheletro nell’armadio.
Come Melograno
lavoriamo ogni giorno per accompagnare tutti i tipi di famiglie e continueremo
a farlo perché crediamo in una società dove nessuno possa crescere sentendosi
escluso. Crediamo che solo così si possa far crescere un paese fondato sul
rispetto dell’altro e sul suo riconoscimento. Attraverso le nostre azioni
vogliamo contribuire a prevenire atti di violenza, bullismo, autolesionismo,
disagio mentale.
Bologna 19 ottobre 2024
IL MELOGRANO
Centro Informazione Maternità e Nascita di Bologna